di Daniele Bovi
La direzione del Partito Democratico ha dato via libera al congresso di ottobre votando, con 7 voti contrari, il regolamento che fissa le tappe congressuali. Il regolamento approvato oggi conferma tutti i passaggi congressuali: l'11 ottobre si svolgerà il congresso che selezionerà i candidati alla segreteria che poi si presenteranno alle primarie, che si svolgeranno il 25 ottobre.
E' passato anche la regola che fa sì che alle primarie voteranno iscritti e non. Se nessuno dei candidati raggiunge la maggioranza assoluta, si andrà al ballottaggio con voto segreto all'Assemblea nazionale tra i due candidati più votati alle primarie. Nonostante le perplessità espresse in direzione sulla farraginosità del regolamento, al momento del voto ci sono stati solo sette contrari su una platea di 150 membri.
A voler ragionare sulle regole approvate dall'importante Direzione nazionale di oggi sorge però qualche dubbio a proposito di un rischio molto concreto: e se dalle assise democratiche uscissero "due segretari"? In soldoni, se dal congresso ufficiale uscisse una coppia di candidati, uno con più voti dell'altro (uno che abbia dunque la maggioranza dei consensi degli iscritti) e poi questo dato verrà ribaltato alle primarie dove voteranno anche coloro che non hanno la tessera del partito? Come si scioglierebbe politicamente l'ipotesi di un segretario che ha dalla sua la minoranza degli iscritti e la maggioranza del popolo delle primarie?
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