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Nessuna obiezione di fondo ai principi che ispirano il Piano sanitario regionale. Attenzione ai rischi del federalismo fiscale che potrebbe incrementare i servizi privati, al problema degli anziani che aumentano i costi del sistema sanitario umbro e che, invece, devono essere considerati una risorsa attiva e alla prevenzione che il Piano non definisce in modo “puntuale”. Sono le principali valutazioni e le preoccupazioni emerse nel corso del terzo incontro partecipativo sul Piano sanitario regionale, svoltosi oggi pomeriggio nella Sala conferenze dell’Ospedale di Foligno, organizzato dalla Commissione Affari sociali di Palazzo Cesaroni. Ha aperto gli interventi Oliva Benedetti (Forum sanità del Partito democratico di Foligno): “Un piano sobrio mirato a favore di soggetti per i quali si indica il percorso di cura in un concetto di rete. Mantenere le strutture per anziani del pubblico perché garantiscono maggiormente rispetto al privato”. Alvaro Bucci (Cisl pensionati–Croce rossa italiana): “Troppo generica la parte relativa alla prevenzione. Occorre prevenire anche i disagi degli anziani con un’attenzione particolare alla qualità dei servizi, evitando un’eccessiva ristrettezza dei tempi di ricovero e le dimissioni frettolose che comportano rischi di nuova degenza”. Giuseppe Mondi (Tribunale del malato): “In Umbria si va verso il privato, lo si capisce con l’aumento dei costi. Il federalismo comporta una spesa crescente. C’è il problema delle liste di attesa che arrivano fino a sei mesi. Questo significa dirottare i pazienti verso il privato”. Fosco Giraldi (Cisl): “La prevenzione non è definita, mancano risorse chiare ed è affidata ai soli settori generali. Occorre rivedere alcuni rapporti con l’Università, il cui ruolo è la ricerca e non la gestione dei servizi”. Sergio Molari (Anpas): “E’ necessario un accordo quadro sul ruolo delle associazioni per il servizio emergenza 118”. Marco Trippetti (Pd Forum di Spoleto): “Con il federalismo fiscale si potrebbe avere un beneficio purché si attuino meccanismi perequativi che oggi, però, non è dato conoscere. Un limite del Piano è la mancata definizione del modello della ‘Casa salute’”. Manlio Marini (Sindaco di Foligno): "Il Governo attuale ha fatto una scelta non condivisibile nell’accorpare in un unico ministero sanità, welfare e assistenza. Non può esserci alcuna penalizzazione nei confronti dei cittadini”. Elisena Picchi (Comitato ospedale Valnerina): "Duemila sottoscrittori chiedono di mantenere l’ospedale di Norcia perché il piano non prevede servizi su quel territorio montano. Si chiede un ospedale di territorio con il servizio di urgenza-emergenza e le discipline di base: medicina e chirurgia. Lorenzo Delli Grotti (Cons. provinciale): “C’è un rischio di evidente regressione nei servizi sanitari della Valnerina. Siamo a novanta chilometri dal primo ospedale attrezzato e casi recenti di infarti, con interventi dopo tre ore e mezza, rischiano di creare esempi di malasanità”. Angelo Scatena (CGIL): “Perplessità sulla effettiva sostenibilità del Piano, a causa dei tagli governativi, per gli effetti del federalismo fiscale e, soprattutto, per la grave crisi economica che comporta la diminuzione del Pil e del gettito fiscale”. Condividi