di Leonardo Caponi.

Conosco Manlio Bartolini, il fondatore del gruppo Barton, da moltissimi anni. Eravamo entrambi, come si dice a Perugia, “bornjaioli”, cioè nati e cresciuti nello storico quartiere di Porta Eburnea. Bartolini da anonimo rappresentante di commercio è divenuto imprenditore di “successo” e ha messo in piedi un’azienda leader a Perugia, gestita oggi dai figli. Manlio mi perdonerà se, nonostante la nostra vecchia e solida amicizia, sono costretto ad esprimere un dissenso da una operazione che il Comune gli consente.

Barton ha vinto un bando per assumere la gestione e non si capisce bene che altro, del Palazzetto dello Sport di Perugia, intitolato a Giuseppe Evangelisti, eminente figura di perugino, vissuto a cavallo tra i due secoli scorsi, e protagonista di una vita intensa tra l’arte del decoratore, corridore in bicicletta, l’impegno patriottico come “garibaldino” e milite nella prima guerra mondiale e quello di antifascista. Insomma un uomo illustratore di un pezzo di storia luminosa della città. Con la somma di 51 mila euro (tanto è costata la vittoria nel bando) il Palaevangelisti cambierà nome e si chiamerà, per almeno due anni, rinnovabili, Palabarton.

Con tutto il rispetto, c’è certo un bel salto nella “nobiltà” del nome, ma si rompe, soprattutto, il principio di un bene pubblico, che appartiene a tutti i cittadini, perché è stato costruito con i loro soldi, che viene invece privatizzato. Si può pensare di vivere e che possa durare un mondo nel quale cultura, storia, tradizioni, in sostanza i valori dell’umanità, sono, come dice Papa Francesco, misconosciuti e sacrificati ad un estremismo mercantile e alla ossessiva ricerca del businnes, fondato su una forsennata competitività senza sentimenti? E’ una stupidaggine, anche economica, se si pensa che gli anni del trionfo del liberismo e del corollario dei suoi dogmi di privatizzazioni, liberalizzazioni, svendita del patrimonio e delle imprese pubbliche, sono stati economicamente i peggiori da decenni a questa parte.

Le scuse del Comune, subissato da critiche, sono francamente penose. A parte la ipocrisia dei due anni “rinnovabili”, si dice che rimarrà il nome di Evangelisti, mentre quello di Barton sarà solo commerciale. Che vuol dire? Fuori dell’impianto ci sarà la scritta Palabarton e i media lo definiranno così fino a far dimenticare quello originario. Dicono che non ci sono i soldi per gestirlo. Bene, così, poiché le risorse pubbliche continueranno a diminuire, potremo far “sponsorizzare” o vendere Palazzo dei Priori, la Fontana Maggiore o la statua di Garibaldi in Piazza Partigiani. Perugia perderà la sua storia, ma i “mercati” saranno contenti.

Foto di Giuseppe Evangelisti.

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