La lista "Pace - Terra - Dignità" per le prossime elezioni europee, se così si chiamerà, è una buona proposta.
La fase in cui siamo entrati non è quella del ritorno della guerra, perché di guerre in questi anni, anche in Europa, ne abbiamo avuto in abbondanza. Ma la guerra non è più "periferica", tra il mondo e qualche paese malvagio la cui popolazione non bianca è relativamente spendibile. Oggi riassume il ruolo di principale strumento regolatore dell'assetto globale. E anche se non necessariamente si arriverà ad un conflitto mondiale già la sua stessa minaccia influisce negativamente sull'ambiente, sui rapporti tra le classi, sulla democrazia.
In questa evoluzione del quadro complessivo l'Unione Europea può scegliere di svolgere un ruolo per la pace e quindi in direzione di un nuovo assetto globale o per la guerra e la militarizzazione. Per ora ha scelto la seconda via grazie ad un'ampia maggioranza di fatto che va dai conservatori, incluse forze di derivazione neofascista, ai verdi, tedeschi in prima fila, e ad una parte consistente della socialdemocrazia.
Quindi questo è il tema che dovrebbe essere al centro della campagna elettorale. E l'Italia, per le sue tradizioni culturali e politiche (dal comunismo non dogmatico, al socialismo antimilitarista, al cattolicesimo socialmente caratterizzato) unitamente alle sensibilità dei movimenti ambientalista e femminista, può dare un contributo a riorientare anche il dibattito europeo in senso positivo.
Perché ciò avvenga è necessario un ampio fronte di forze consapevoli della posta in gioco.
 

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