Riassunto delle puntate precedenti: ex-agenti Cia, Fbi e Nsa sono stati assunti da Facebook, Twitter, Google, TikTok e Reddit per pilotare il fact-checking e favorire l’agenda di Washington. Inoltre, le agenzie di fact-checking di Facebook (anche quella italiana, Open) sono tutte “certificate” dall’Ifcn, ovvero dal Poynter Institute, entrambi finanziati dal Ned, ovvero dalla Cia.

I fact-checker Cia non segnalano la propria attività, né le fake news del governo Usa; le loro manipolazioni, oltre a minacciare la sicurezza e la sovranità nazionale degli altri Paesi, ostacolano la risoluzione dei conflitti. La Cia, con propri agenti e con il Ned, cerca di controllare anche la stampa e le agenzie giornalistiche, di concerto con fondazioni come la Luminate di Pierre Olmidyar e la Open Society di George Soros. Una costante è l’excusatio non petita: ogni organo di informazione e di fact-checking sostenuto in qualche modo dal Ned si professa “indipendente”. Un’altra costante sono le porte girevoli fra agenzie di spionaggio, piattaforme social, media finanziati dal Ned, ambasciate Usa, think tank filo-Nato, industrie della Difesa, fondazioni filo-Usa, e governi occidentali. Il sistema funziona che è una meraviglia: peccato che pochi lo conoscano. Le piattaforme web, che dunque non sono imparziali (non arruolano whistleblower o dissidenti, per dire), affidano a personale che viene dalle agenzie di sicurezza Usa anche le assunzioni. John Papp, dopo 12 anni alla Cia e 4 alla Dia (Defense Intelligence Agency), ha lavorato come reclutatore presso grosse aziende del ramo Difesa (Booz Allen Hamilton, Raytheon, Northrop Grumman, Ibm, Lockheed Martin). Oggi fa il reclutatore a Meta. Altri esempi emblematici: Dawn Burton passò dalla Lockheed Martin (direttrice a Washington) all’Fbi (consigliere del direttore sull’innovazione) e infine a Twitter (direttrice strategia e operazioni).

Jim Baker: 17 anni al Dipartimento di Giustizia, poi 4 anni all’Fbi, un anno alla Cnn, un anno all’R Institute (un think tank conservatore), infine a Twitter (vice-presidente). Jeff Carlton, ora a Twitter per promuovere “conversazioni pubbliche sane”, era un marine che s’occupava di intelligence nel Pacifico, poi fu contemporaneamente alla Cia e all’Fbi (scriveva rapporti segreti per il presidente Obama). Bryan Weisbard, ora direttore a Meta, nonché consigliere di World Affairs (un’organizzazione Usa che si occupa di politica globale: sulla guerra in Ucraina la pensa come l’amministrazione Biden), era alla Cia, poi ha fatto il diplomatico (a conferma di come le due attività siano contigue), quindi è passato a Twitter e a Google. Mike Bradow ha lavorato per 10 anni in Usaid (finanziata dal governo Usa, è un’organizzazione implicata in tentativi di cambi di regime, per esempio in Venezuela, Cuba e Nicaragua) e per quasi 3 anni alla Freedom House (altra organizzazione governativa): oggi si occupa di disinformazione a Meta. Greg Andersen, dopo Twitter, adesso è a TikTok, ma cominciò alla Nato, dove si occupava di “operazioni psicologiche”. Kanishk Karan e Daniel Weimert, che a Twitter sono fra quelli che decidono se un’informazione è legittima o no, vengono invece dall’Atlatic Council, il think tank Nato che bolla come “cavalli di Troia del Cremlino” tutti i partiti antagonisti europei. Nel 2020, Twitter annunciò la cancellazione di account segnalati dall’Fbi: creati in Iran, trollavano sulle Presidenziali Usa. MacLeod: “Invece, quando ci furono proteste a Teheran contro il regime, Twitter ritardò la pulizia di routine perché i dimostranti, che gli Usa non volevano ostacolare, usavano Twitter per comunicare”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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