Il 26 maggio 2019 ci saranno le elezioni europee.

Una scadenza che sarà accoppiata a centinaia di elezioni amministrative.

È una scadenza che ci riguarda direttamente, a cui abbiamo il diritto di partecipare per il risultato conseguito nel 2014 e che vogliamo affrontare con la massima serietà e severità verso noi stessi, per verificare la possibilità di un progetto nuovo, forte, partecipato ed europeo. Nel partito della Sinistra Europea e nel Gue-Ngl al parlamento europeo.

1 TERREMOTO

Il voto del 4 marzo 2018 è stato un TERREMOTO politico, che destruttura il quadro politico spostandone l’asse verso M5S e Lega con la marginalizzazione netta del Pd. Ma, è questo è il punto chiave, i milioni di voti che dal 2014 al 2018 hanno abbandonato il Pd non hanno preso in considerazione le opzioni offerte alla sinistra del Pd.

La sconfitta e la marginalizzazione delle sinistre di alternativa è inequivocabile, e non riguarda solo chi si è presentato con una propria lista ma anche chi a sinistra non era direttamente partecipe della sfida elettorale come L’Altra Europa con Tsipras: quando milioni di persone giudicano irrilevante e da evitare tutto ciò che è anche lontanamente associabile alla parola “sinistra” è un terremoto che non differenzia e che noi sentiamo direttamente nostro.

Questa è la base difficilissima di partenza a sinistra, ovvero la necessità della consapevolezza di essere a un grado zero dell’identità politica. Da qui partiamo per verificare il nostro percorso verso le prossime europee, sapendo che, e vale per noi per primi, non ci sono casematte che hanno resistito al terremoto e che la ricostruzione non può partire sul preesistente.

2 La verifica europea.

Per noi è fondamentale che siano elezioni europee e non tante elezioni nazionali contemporanee che si svolgono nei vari paesi.

Quindi, come nel 2014, collocarsi in un più generale progetto trans-nazionale di dimensione continentale promosso dalla Sinistra Europea, per cambiare l’Europa, valorizzato da una candidatura unitaria come allora fu quella di Tsipras promossa dal Partito della Sinistra Europea e da un programma unitario, come furono i 10 punti di programma, è una condizione che giudichiamo essenziale. In questo senso va il nostro contributo che abbiamo offerto alla discussione con l’attualizzazione del programma generale con cui ci presentammo alle elezioni nel 2013.

Serve costruire una proposta elettorale continentale di ampio respiro contro il neoliberismo, di europeismo radicale contrapposta ai sovranismi e ai nazionalismi, che punti ad essere credibile per nuovi rapporti di forza.

Una proposta che prenda in mano la bandiera sia dello scontro di civiltà con i fascismi emergenti, scontro che avviene con i blocchi ai confini sulla pelle dei migranti, sia dello scontro con i gruppi di potere attualmente egemoni a livello comunitario, rilanciando a livello continentale la lotta alle diseguaglianze e ai trattati. Una proposta che sia centrata sul ribaltamento delle politiche di una Unione Europa sempre più in crisi, politiche che condannano i nostri paesi a una vita precaria e ne logorano la composizione sociale.

In questo siamo molto confortati dall’esito del comitato esecutivo del Partito della Sinistra Europea che si è tenuto a Vienna il 23 e 24 marzo 2018 ( http://www.european-left.org/call-unity-left-and-progressive-forces).

3 La verifica italiana

“Mi sono convinto che anche quando tutto sembra perduto bisogna mettersi tranquillamente all’opera ricominciando dall’inizio” (Antonio Gramsci)”

Già nel 2014, in una situazione difficile ma decisamente meno drammatica, nello spazio europeo fummo capaci di avanzare una proposta che coinvolse migliaia di persone anche non militanti. Ed in quella dimensione ritrovando un respiro non soffocato dalle nostre vicende nazionali. Quello spirito può essere utile anche in questa fase.

Ma ora è ben più difficile, dobbiamo ripensare tutto e fare tutto da zero, sapendo che è assolutamente necessaria la ripresa del conflitto sociale come in questi giorni in Francia.

Non si tratta questa volta di fare una lista a 4 mesi dal voto, ma, nella logica della ricostruzione post- terremoto, è necessario verificare a cavallo dell’estate del 2018 se dentro questo Italia esiste una vasta rete di persone (sia inattive da anni, sia nuove all’impegno, sia militanti) che, consapevoli della drammaticità della situazione, si mettono all’opera in forma nuova e che nell’agire trovino una risposta di quell’Italia che ad oggi sembra indifferente.

E costruire quindi un progetto organizzato e partecipato democraticamente che possa anche partecipare alla competizione elettorale europea.

Un progetto radicalmente nuovo, che non sia compromesso – anche nel personale politico- con il passato. In cui si pratichi realmente la coerenza fra messaggio e messaggero/a. E la democrazia con il voto, sulle decisioni importanti, di chi partecipa ed è attivo.

Un progetto indisponibile ad un qualsiasi cartello elettorale delle tante realtà e sigle che animano l’arcipelago della sinistra italiana.

Un progetto che possa essere animato anche delle centinaia di realtà comunali che saranno chiamate al voto nel 2019 nella stessa data.

CONCLUSIONI

Se, e solo se, tutto questo si realizzasse potremmo procedere, contribuendo al progetto in strutturazione con le nostre relazioni europee sia nel Partito della Sinistra Europea che nel Gue e con la possibilità di competere alle prossime elezioni europee.

L'Altra Europa per Tsipras

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