da www.unita.it

Tonino Di Pietro è alle prese con la questione morale. Ma stavolta l’ex pm di Mani Pulite perde il ruolo di Grande Accusatore.Alui tocca il banco degli imputati. In senso metaforico, visto che tre suoi pupilli, guidati dall’ex collega De Magistris, sparano a zero sulla gestione dell’Idv e dicono che nel partito che ha fatto della legalità la sua bandiera «c’è una spinosa e scottante questione morale»,una«deriva », di cui le «ultime vergogne Razzi e Scilipoti sono solo la punta dell’iceberg che piano piano sta emergendo ». De Magistris, insieme all’eurodeputata Sonia Alfano e al consigliere regionale lombardo Giulio Cavalli, chiede a Di Pietro una «brusca virata, con un deciso no alla deriva dei signori delle tessere, ai transfughi, agli impresentabili che oggi si fregiano si appartenere a questo partito ». «Si faccia aiutare a fare pulizia, riparta dalla base», incalzano i tre dissidenti. Mentre Paolo Flores d’Arcais, un tempo sodale nel nome della legge, pubblica sul sito di Micromega un “televoto” in cui oltre il70%inchioda Tonino e le sue sceltecome responsabili della crisi morale dell’Idv. E spara ancora più duro: «Di Pietro sta portando l’Idv al suicidio, forse è troppo tardi per rifondare il partito».

LA REPLICA DI TONINO
La replica del leader, sul suo sito Internet, è una difesa “carte alle mano” della onorabilità dell’Idv. Tonino allega le carte di una vicenda penale che lo vedeva accusato dall’ex amico Elio Veltri di aver mescolato indebitamente i rimborsi del partito con una associazione personale gestita da lui stesso insieme alla moglie. Le carte della procura diRomadimostrano che l’accusa era infondata e dunquearchiviata. «Quante calunnie e diffamazioni abbiamo ricevuto in questi anni», si duole l’ex pm. «Piano piano l’acqua sta diventando pulita. Noi le mele marce le abbiamo sempre allontanate, e anche per i casi Razzi e Scilipoti mi sono rivolto alla procura». Ma il succo del post di Di Pietro è questo: «A volte chi critica è interessato a prendere lui stesso il posto di chi viene criticato». Eccola qui, la questione, tutta politica. La sfida di DeMagistris al regno di Tonino, in nome della legalità e della pulizia, in unamaro contrappasso. L’europarlamentare risponde a l’Unità: «Nonvoglio prendere nessun posto, Di Pietro stia tranquillo, io sono leale e lui lo sa benissimo. Noi poniamo una questione serissima, l’Idv è a unbivio: deve scegliere se essereunpartito padronale che imbarca i Razzi e gli Scilipoti oppure un partito aperto e plurale. Se svolta, l’Idv può ancora dire la sua. Non mi aspettavo i toni violenti di Donadi e Belisario che mi accusano di aver dato una coltellata alle spalle».

Il mite capogruppo alla Camera Massimo Donadi, però,nonfa retromarcia: «Io il partito lo conosco bene, De Magistris non può sostenere che nell’Idv ci sia una questione morale, è una cosa che offende. Vuole forse dire che si sono corrotti che scorazzano?Nonè così, nei casi isolati di persone non all’altezza abbiamo provveduto. Costruire un partito dal nulla è faticoso,da noi c’è gente che dà l’anima per costruire una classe dirigente. Per oltre il90%dei casi ci siamo riusciti, e lui cosa fa? Nulla, tranne salire ogni tanto sul piedistallo». «De Magistris sta cercando di accreditare l’idea che solo lui rappresenta la gente perbene contro le nomenklature di palazzo. Ma è un tentativo ridicolo e ipocrita ».

Eppure la critica “giustizialista” alla gestione di Tonino dura da mesi. E anche la sfida al leader. Al congresso del febbraio scorso, i contrasti sembravano appianati. Poi Razzi e Scilipoti hanno ridato fuoco alle polveri.Ea metà gennaio, all’esecutivo nazionale, si prevedono fuochi d’artificio.
 

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