ROMA - E' stato un anno a due velocità, quello della sanità in Italia. Da una parte, 13 Regioni italiane con un buco di 3,4 miliardi di euro di debito. Dall'altra, le 8 Regioni virtuose - Lombardia, Umbria, Marche, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, Friuli e la provincia di Bolzano - che presentano conti in attivo per un totale di 152,5 milioni di euro, e la stipula di protocolli di intesa tra le singole Regioni e il ministero della Pubblica amministrazione e dell'Innovazione per l'accessibilita' ai sistemi di e-government, tra cui molte prestazioni sanitarie. Cosi', se da una parte con l'obiettivo di ripianare il debito in alcune Regioni aumentano i costi per ticket, ricette e anche per le prestazioni ambulatoriali veterinarie, come e' accaduto in Campania, e vengono chiusi alcuni ospedali mentre altri vengono accorpati, dall'altra ci si sta organizzando per inviare certificati medici di malattia online, per introdurre la ricetta digitale e per la diffusione del fascicolo sanitario elettronico. In testa alle Regioni con i conti in rosso ci sono il Lazio e diverse Regioni del sud, che hanno accumulato un deficit di 3,2 miliardi. Di questi, 1,3 miliardi sono stati accumulati nel Lazio, che con Campania, Abruzzo, Molise, Calabria, Sicilia e Liguria rappresenta oltre l'80% del deficit totale. Un 2011 con meno posti letto e piu' costi - Eccezion fatta per la Liguria, uscita dal piano di rientro all'inizio di dicembre, la situazione nelle altre Regioni vede diminuzione di posti letto, accorpamenti tra piu' ospedali e aumenti vari tra ticket e ricette. In Campania sono aumentate le ricette, i ticket e le prestazioni veterinarie per la cura degli animali domestici. In Abruzzo e' prevista la riconversione di 6 ospedali, mentre in Calabria verra' ridefinita la rete ospedaliera con 18 presidi da disattivare e riconvertire in due fasi. In Molise e' previsto l'accorpamento di alcuni reparti degli ospedali di Larino (Campobasso), Venafro e Agnone (Isernia), oltre a una riduzione di 300 posti letto. In Puglia ci saranno 1.400 posti letto in meno e la riconversione di 18 ospedali. Quanto al Lazio, il piano per il risanamento dei fondi della sanita' prevede il taglio di oltre 3 mila posti letto e di 17 ospedali. Le Palliative sono legge - Il 15 marzo 2010 e' una data da ricordare per il diritto dei malati in Italia. Il Parlamento vara la legge sulle Cure Palliative (legge 38/2010) che rappresenta un punto di svolta nell'assistenza ai pazienti terminali e nella terapia del dolore oncologico e non. In Italia circa 250mila pazienti terminali ogni anno (fonte Ministero della Salute 2002) e 15 milioni di connazionali affetti da dolore cronico sono interessati dalla legge. La norma, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 19 marzo 2010 (''Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore'') sancisce per la prima volta la semplificazione nella prescrizione dei farmaci oppioidi - i medici possono ora utilizzare il ricettario ordinario -, indica i principi per la misurazione del dolore, l'adeguamento della rete degli Hospice, l'assistenza domiciliare, la formazione degli operatori, il monitoraggio. La legge viene accolta con grande soddisfazione dalle associazioni dei pazienti e dalle Societa' scientifiche, ma a distanza di sei mesi restano irrisolti diversi nodi. A inizio dicembre il primo ''tagliando'' del ministro della Salute Ferruccio Fazio che annuncia sette passi per dare piena attuazione alle norme. Sclerosi Multipla: la tesi di Zamboni - Il 2010 sara' ricordato anche per il caso-Zamboni. Ha fatto il giro del mondo la tesi dell'italiano Paolo Zamboni, chirurgo vascolare dell'Universita' di Ferrara, che collega una malformazione dei vasi sanguigni, da lui denominata Insufficienza venosa cerebro-spinale cronica (Ccsvi), alla Sclerosi Multipla, malattia degenerativa dei nervi che colpisce oltre 50mila persone in Italia. Secondo Zamboni, i restringimenti delle vene favoriscono l'accumulo di ferro, la cui ossidazione danneggia i centri nervosi. L'ipotesi appare per la prima volta nell'aprile 2009 sul Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychyatry, in uno studio firmato in collaborazione con il neurologo Fabrizio Salvi dell'Universita' di Bologna, corredato dai dati da 300 pazienti, 65 malati e 265 soggetti sani. I risultati preliminari indicano nel 90% le probabilita' di un'associazione tra Ccsvi e Sm e nell'angioplastica, intervento chirurgico per allargare le giugulari, la tecnica che va sotto il nome di ''metodo Zamboni''. Nel 2010 scoppia il caso: numerosi centri di ricerca in tutto il mondo avviano studi sperimentali, ma i dati sono ancora in attesa di essere confermati.

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