Gaetano Azzariti:"Una costruzione illogica dietro la modifica del 138"

Il 138 dovrebbe garantire dalle modifiche costituzionali, ma chi garantisce sul 138?
Il vizio di questa modifica della Costituzione della Repubblica italiana non è il 138 quanto il fatto che è una deroga al 138 con effetti permanenti. Non si può dire quindi, come fanno quelli che vogliono apportare le modifiche, che poi tanto tutto tornerà come prima. Senza contare che ci si dovrebbe porre un problema politico, ovvero chiedersi perché si vuole derogare. E invece di questo passaggio non c’è traccia. Perché si vuole fare lo strappo alle regole? Tutta questa costruzione dal punto di vista costituzionale appare logicamente ingiustificata. Si potrebbe cambiare il 138 rafforzando le garanzie, per esempio. Quello che rimane ingiustificato è modificarlo una sola volta inventandosi un iter ad hoc che modifica gran parte della Costituzione perché tanto poi, come dicono, ‘si ricomincia da capo’, ma con una Costituzione evidentemente modificata.
Il confronto politico è improponibile, ma certo che siamo ben lontani dal rango dei padri costituenti. Chi li autorizza, quindi?
Il confronto non è possibile, certo. Ed è un punto questo sul quale si sorvola con una certa leggerezza. Non bastano le cosiddette larghe intese per modificare la Costituzione. Le Costituzioni si cambiamo solo se c’è un idem sentire, ovvero una visione costituzionale comune. Pur nella loro radicale diversità, i padri costituenti una unica visione ce l’avevano.
E oggi di fronte a cosa ci troviamo?
Le larghe intese di oggi non mi sembra che abbiano la stessa capacità di definire un orizzonte costituzionale. Sono larghe intese politiche che cercano di raggiungere un accordo, e non un compromesso. La differenza è sostanziale e non marginale per capire costa sta realmente accadendo. Qui sembra ormai chiaro che l’obiettivo è quello di uno scambio politico; per esempio, tra semipresidenzialismo da un lato e doppio turno dall’altro.
Tra le cose che ci si dimentica di mettere in rilievo c’è anche il referendum del 2006…
Sarà tradito il referendum del 2006 se si introdurrà un accentramento dei poteri. Per esempio, ancora una volta con la modifica della forma di governo presidenziale e semipresidenziale. Dovendo cogliere l’essenza di quella pronuncia referendaria, fu certamente contro quello che Leopoldo Elia ha chiamato il presidenzialismo assoluto, ovvero la concentrazione dei poteri. Il risultato del referendum è in assoluta consonanza con il costituzionalismo democratico che invece come obiettivo l’articolazione del potere.
Fabio Sebastiani

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