Fabio Sebastiani
La Fiat sarà in grado davvero di produrre senza la Fiom, visto che non siete una parte proprio insignificante di Mirafiori?
Il punto vero è che con questa impostazione la Fiat cancella la libertà dei lavoratori di potersi organizzare in sindacato e di contrattare la propria condizione. Un attacco alla esistenza delle libertà sindacali. Questo dovrebbe essere un punto di riflessione per un sindacato che ha una natura confederale, perché si introduce un modello aziendalistico e corporativo.

La Cgil insiste per la firma tecnica e la Fim dichiara che non si opporrà a un vostro eventuale ingresso in "squadra"...
Le firme tecniche non esistono. O si firma o non si firma. Il punto vero è che questo accordo l'ha imposto la Fiat. Non è che altri possono parlare in nome dell'azienda. Oggi non sono certo loro nella condizione di decidere cosa si può fare o casa non si può fare. La scelta della Fiat è chiara ed è addirittura accompagnata dall'uscita da Confindustria.

Temi anche tu che questa posizione della Fiat si possa trasformare in uno smottamento generale?
Intanto parto dalla considerazione che tutte le altre imprese hanno continuato a fare accordi che vedono il coinvolgimento di tutte le organizzazioni sindacali compresa la Fiom. Penso all'Indesit o alle assunzioni dei lavoratori interinali all'Ilva. E proprio per questa ragione se si vuole impedire l'idea di Marchionne si allarghi c'è proprio bisogno che anche Confindustria e Federmeccanica assumano una posizione precisa altrimenti la loro stessa rappresentanza viene messa in discussione. Lo sciopero generale della nostra categoria vuole avere questo significato. Non siamo disponibili al far west delle relazioni sindacali.

Non è una novità che Fiat avrebbe fatto in borsa un passaggio importante. Possibile che questo non abbia contato nella trattativa?
E' la conferma che avendo accettato il ricatto di Pomigliano ieri, oggi lo spazio contrattuale non c'è più. E' la Fiat che detta le condizioni. Su questo dovrebbero riflettere. La vicenda della Fiat in Piazza Affari rende evidente che il piano complessivo dell'azienda sta modificando sia gli assetti proprietari sia le prospettive ed è per questo che è davvero poco comprensibile un atteggiamento sindacale che discute singolo stabilimento per singolo stabilimento senza avere un quadro complessivo. Non è un mistero che la quotazione in borsa è fatta per cedere parti del gruppo Fiat e voci sempre più insistenti parlano della possibilità di cessione anche di altri marchi. La Fiat per far riuscire il progetto Chrysler ha bisogno di risorse; cioè restituire i soldi pubblici dati e soddisfare i fondi pensionistici del sindacato americano. La vicenda rende evidente l'errore e la sudditanza del governo italiano che non ha avuto la volontà di aprire un vero tavolo nazionale.

Dopo il vostro sciopero del 28 si creerà una situazione paradossale in Cgil, non credi?
Mi limito ad osservare che ciò che sta succedendo in Fiat è una questione che ha un carattere generale che non può essere né ricondotta sui lavoratori di Pomigliano e Mirafiori né al solo settore metalmeccanico, anche perché questo accordo mette in forse l'esistenza stessa di un sindacato confederale. E questo meriterebbe una iniziativa generale che non sia solo dei metalmeccanici. Nel dichiarare il nostro sciopero ci siamo rivolti a tutti i soggetti che hanno partecipato alla manifestazione del 16 ottobre, movimenti sociali, pensionati, alcune categorie e gli studenti. Era chiaro già da allora che la Fiat andasse nella direzione dell'attacco alla Costituzione italiana.

L'accordo Fiat potrebbe non superare l'esame di costituzionalità. Secondo voi perché?
Innanzitutto siamo di fronte a una lesione che riguarda la libertà sindacale. Non può essere la Fiat a decidere quali sono i sindacati che esistono in una fabbrica. Devono essere i lavoratori a decidere. Tanto più se parliamo di un sindacato che ha più iscritti e voti a livello nazionale. Il secondo punto è la cancellazione del contratto nazionale di lavoro. C'è poi il fatto che consideriamo grave la costituzione di una newco. Ai lavoratori verrà chiesto di essere riassunti firmando una cosiddetta cessione individuale del contratto collettivo. Un elemento che non sta molto in piedi perché vengono aggirate le norme del codice civile sui cambi di proprietà delle imprese così come alcune deroghe legislative sulla salute e la sicurezza sul lavoro. Il profilo costituzionale non sostituisce l'azione sindacale che vogliamo mettere in campo all'interno dell'azienda.

Questa vicenda richiama molto i "35 giorni" del 1980
Vedo una differenza sostanziale. La Fiat non mise in discussione l'esistenza del sindacato. Oggi siamo di fronte al tentativo di importare nel nostro paese un modello che si rifà abbastanza al modello americano con la contraddizione che si riporta qui un modello che ha prodotto la crisi della Chrysler e degli altri grandi gruppi negli Usa e che punta a far diventare il sindacalismo confederale aziendalista e corporativo.

Questa vicenda investirà o no il movimento sindacale internazionale?
Con il sindacato americano abbiamo dei rapporti. C'è ache al loro interno una discussione per come si evita una competizione tra lavoratori. Se Chrysler e Gm sono arrivati alla bancarotta è perché, non esistendo uno stato sociale e non esistendo il contratto nazionale collettivo, negli anni scorsi le imprese straniere sono sbarcate negli Usa abbassando i diritti.
 

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