Oggi non è un sabato qualsiasi. Oggi si incrociano a Perugia il corteo di Braccio e la festa del quartiere di Porta San Pietro, casualmente, si capisce. O forse non succederà. Non ce ne sarà bisogno. Porta San Pietro è una lunga striscia di pietra che nasce come da una fonte nelle scalette di Sant'Ercolano, scende a cascatelle sotto la porta Cornea e poi si allunga dritta e senza ripensamenti in direzione delle sue grandi basiliche e poi della campagna. Il corteo di Braccio proverà con i suoi giochi a riempire l'acropoli e a girargli attorno. Il Borgo bello oggi si gode la sua festa per tutta la giornata, dal mattino a mezzanotte, e propone una serie di iniziative culturali che non somigliano neanche un po' alla cosiddetta Corsa del Drappo. Il confronto, anzi, rischia di essere imbarazzante per i funzionari, i registi, i creativi del nulla che a Palazzo della Penna stanno lavorando da mesi per cercare di dare un verso ad una ballata folcloristica che pretende di riscrivere la storia della città. Solo che la storia è già qui e il XX Giugno troppo vicino per non far apparire fuori tempo e anche, con tutto il rispetto, un po' ridicoli quei costumi e quelle armi prese a prestito che cercano di ritrovare un tempo troppo lontano e senza più un linguaggio che non sia quello, funereo, dei tamburi.

Oggi sarà bellissimo godersi il concerto per organo a San Pietro sul far della sera mentre il sole ormai basso sull'orizzonte illumina come un faro un campanile che sembra un minareto. Questo concerto del maestro Francesco Bachetti non è solo un concerto. Dietro l'organo di San Pietro i frati benedettini nascosero i patrioti perugini dalla furia assassina dei soldati del capitano Schmidt partiti da Roma per riconquistare la città che aveva proclamato qualche giorno prima, nel 1859, la sua indipendenza. Per questo l'hanno chiamato "Concerto d'organo per la libertà". Libertà è una bella parola ma se la si colloca vicino a un personaggio come Braccio e alla sua corte di figuranti imbalsamati non ci sta. Non suona.

A Porta San Pietro invece ci sarà molto da suonare e da cantare. Un po' ovunque. Alla carbonaia dello Zenith, all'Auditorio Mariano, per le strade e le piazze lungo la via che più di ogni altra può raccontarci la storia della città. Perché la storia non la può scrivere il ceto politico. La storia è una ricerca faticosa che deve fatalmente parlare ai sentimenti del popolo, farsi riconoscere, raccontare a tutti chi siamo e da dove veniamo. La storia non si può cambiare al cambiare di ogni nuova amministrazione, venir plasmata sulle simpatie dei politici che vincono le elezioni. La storia è studio e sono la scuola, l'università, gli istituti di ricerca i suoi luoghi di elezione, liberi e autonomi.

Anche domani, il 19 di giugno, ci saranno tante altre iniziative. La Festa Grande del XX Giugno è diventata quest'anno più che nel passato la festa delle associazioni, quelle libere e autonome e non quelle che sono state messe su un po' troppo in fretta dall'Amministrazione per figurare nel corteo di Braccio. Il cartellone del XX Giugno è in gran parte patrimonio del lavoro volontario di tante associazioni, anche se non risulta nel programma ufficiale del Comune. Stasera c'è anche a Porta San Pietro la presentazione di un libro su Raffaele Rossi mentre domani mattina la conferenza sul XX Giugno di Alberto Grohmann ai Notari.  

C'è una foto, tra le tante che circolano sulla cosiddetta Rievocazione, in cui si vede il personaggio di Braccio ruotare lo spadone come avesse davanti a sé centinaia di nemici da infilzare. Non c'è un minimo di autoironia. Questi giocano o ci credono davvero. E noi che siamo cresciuti seguendo gli insegnamenti di Aldo Capitini e della sua Marcia cosa dovremmo fare, applaudire? mostrare entusiasmo per le tante parodie della guerra che suggerisce questa costosissima parata in costume? Le grandi rievocazioni, quella di Gubbio e quella di Siena, per citare le più belle e le più antiche, non dividono i cittadini. Certo, c'é la gara e ci sono le contrade. C'è il senso di appartenenza, la contesa e il vincitore che, tra l'altro, a Gubbio non è mai così certo. Ma si gioca tutti nello stesso campo, è la terzietà che si riconosce dentro il senso di un grande progetto unitario. Almeno per un giorno ma anche per quello successivo. A Perugia hanno diviso la città con il potere politico che impone e dispone. E chi la pensa diversamente? beh, lo fa per motivi ideologici.

Va bene, andiamo al concerto di San Pietro. La musica è una grande medicina. Ci allontana dalle miserie del mondo, e ci fa guardare più lontano e anche al buio. Come i gufi.

Renzo Massarelli

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