di Giuseppe Castellini

Prima ero indeciso se andare a votare (non andarci sarebbe stata la prima volta nella mia vita) per il referendum su taglio dei parlamentari, tanto mi sembra un falso problema rispetto al recupero della centralità del Parlamento (mortificato e automortifcato in mille modi) previsto dalla nostra Costituzione e alla necessità di migliorare la qualità del nostro ceto politico. Poi ho seguito attentamente il dibattito, ho pesato le ragioni del Sì e del No e alla fine ho deciso che andrò alle urne e voterò No.

Lo faccio perché temo che, se passasse il Sì, sarebbe il segnale che, pezzetto dopo pezzetto, vengano incoraggiate quelle forze che puntano a una democrazia plebiscitaria - indebolire l Parlamento è sempre il primo passo dei plebiscitari - che, dall'esterno e dall'interno dell'Occidente, assediano ormai la democrazia liberale. Dalla Polonia all'Ungheria, dalla Russia al Brasile, per non parlare della Cina, a tantissimi atri Paesi, la democrazia liberale nel mondo (dalla quale dipendono la libertà e la prosperità economico-sociale) è sotto attacco. Ed è sotto attacco anche dentro l'Occidente, che è la sua culla, e a questo proposito spero che gli americani mandino via Trump, apripista del populismo nazionalista e della conseguente democrazia plebiscitaria, ben diversa da quella liberale che può assumere varie forme e volti, ma che ha alla base riferimenti di valore ben precisi. Insomma, non è che vada a votare con entusiasmo, perché ripeto che apparentemente questo voto poco c'entra con la necessità di difesa, di rilancio e di attualizzazione della democrazia liberale ai tempi nuovi, ma c'entra l'idea di democrazia plebiscitaria che hanno in testa molti dei suoi promotori iniziali (di quelli che si sono aggregati, per opportunismo e per equilibri politici, mi curo poco).

E non c'entra poi per niente rispetto alla necessità di migliorare la qualità del nostro ceto politico, elemento che ormai fa parlare giustamente di mediocrazia. Insomma, il ruolo del Parlamento, fondamentale per avere una democrazia liberale e non plebiscitaria (anche nei Paesi a democrazia solo formale e sostanzialmente autoritaria, come la Russia, c'è il Parlamento, ma di fatto è una scatola vuota, agli ordini dell'esecutivo e questo andazzo è andato avanti anche in Occidente e l'Italia non è immune, anzi è piuttosto avanti su questa strada sciagurata), temo possa subire un vulnus dalle intenzioni recondite di questo voto (d'altronde Casaleggio padre parlava chiaramente, tra il tripudio dei Cinquestelle, del superamento della democrazia parlamentare verso un tipo di democrazia di fatto plebiscitaria utilizzando le nuove tecnologie).

Ecco, semplicemente non voglio aiutare, votando Sì, queste tendenze plebiscitarie, foriere di guai per noi e le prossime generazioni. Mandando un messaggio, votando No, che la democrazia liberale, italiana e non solo, ha certo bisogno di aggiornamenti anche importanti, ma che l'alternativa non può essere il plebiscitarismo che i fautori iniziali del referendum hanno in testa e contro il quale intendo lottare con tutte le mie forze.

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