Nella nostra Città è da sempre senso comune che la coltivazione di orti e cannoine aiuti nel sostentamento familiare e nell'integrazione dei redditi più bassi, da pensione e da lavoro, oltre che nel piacere di gustare le migliori primizie nostrali.

Una tradizione domestica che non è mai stata abbandonata né nelle campagne, né nelle aree a più densa edificazione, comprese quelle a ridosso del centro storico, per quanto le dinamiche urbanistiche, demografiche e sociali l'abbiano inevitabilmente compromessa e ne abbiano spesso  segnato interruzioni.

 

La crisi economica e sociale sta invece accentuando quell'antico senso comune insieme alla voglia di tornare a coltivare piccoli appezzamenti di terreno, a sostegno delle più minute ed immediate esigenze familiari, preferibilmente in prossimità o nelle pertinenze delle proprie abitazioni. L'assetto sociale della proprietà, le norme di decoro urbanistico e la mutazione degli stili di vita non consentono però a tutti, o a tutti coloro che vorrebbero usufruire di questa possibilità, di avere in disponibilità un orto da coltivare.

 

É da questa considerazione che vogliamo lanciare una proposta di valorizzazione sociale del territorio, attraverso la realizzazione degli orti pubblici e sociali in alcune aree di proprietà comunale oggi del tutto inutilizzate, dismesse e spesso in condizioni di degrado o altrimenti sottoposte e sconsideratamente sottoponibili ad ulteriori processi di monetizzazione e di privatizzazione.

 

La nostra è perciò una proposta progettuale per una diversa “monetizzazione” delle terre comunali: più sociale, più democratica ed alternativa alla predazione o all'incuria paesaggistica. É un progetto che restituirebbe a molte aree della Città e del territorio una funzione riproduttiva di beni sociali ed ambientali e, grazie ad esso, si consentirebbe il loro recupero, la loro riqualificazione ed una loro più costante manutenzione.

 

Nulla di nuovo, se non per una mentalità locale che anche sotto i colpi della crisi si va facendo sempre più cupa, chiusa negli individualismi e più arrendevole. Molti comuni italiani, grandi e piccoli, stanno infatti realizzando simili progetti e proprio sabato prossimo, nella vicina Senigallia, verrà premiato quello di Udine, vincitore nella categoria “Nuovi stili di vita” della settima edizione del Premio Comuni Virtuosi.

 

La realizzazione di orti pubblici e sociali non risponderebbe solo ad un'esigenza di sostentamento delle famiglie più povere e più esposte alla crisi sociale, o alla restituzione di una qualche autonomia per i tanti anziani che non hanno più la possibilità di “coltivare” migliori relazioni sociali o le loro più antiche competenze ed abilità, ma diverrebbe uno strumento concreto per favorire la disponibilità di prodotti sani a km zero e per conservare la biodiversità, con una significativa riduzione dell’impronta ecologica dei cittadini. Presso questi orti si potrebbe praticare il compostaggio dei rifiuti vegetali, nonché la raccolta differenziata di tutti i materiali. Con essi i cittadini imparerebbero a ridurre la propria impronta ecologica con azioni quotidiane, valorizzando allo stesso tempo esperienze di socializzazione, di partecipazione democratica e di educazione civica.

 

Nella stessa Città che diede natali e gloria a Castore Durante, uno dei primi e dei più importanti scienziati botanici della storia, gli orti pubblici e sociali non potrebbero poi che avere una funzione didattica, educativa, perfino scientifica e senz'altro economica, sviluppando attività in simbiosi con le scuole, l'Università, i servizi già esistenti di carattere socio-sanitario, la rete museale e culturale cittadina, le tante realtà del tessuto associativo locale che svolgono funzioni di promozione culturale e di aiuto o promozione sociale ed ovviamente le aziende agricoli del territorio, a partire da quelle che operano nel biologico.

 

Sarebbe pertanto utile che l'Amministrazione comunale iniziasse a fare una seria mappatura del proprio patrimonio disponibile a questo fine ed incominciasse ad individuare quali possano essere le aree e le posizioni più “strategiche” per la realizzazione di questi veri e propri pilastri verdi che sono gli orti pubblici e sociali, in contesti già serviti dalle principali reti di servizi pubblici e dagli impianti infrastrutturali. Dopo di che si può procedere alla loro assegnazione, attraverso bandi pubblici, a chiunque non possieda un terreno coltivabile, ed alla definizione della migliore ipotesi gestionale fondata su un esercizio di partecipazione e di responsabilizzazione da promuovere costantemente.

 

Non ultimo, gli orti pubblici e sociali avrebbero perfino una funziona di prevenzione dei reati legati alla miseria, al degrado sociale e alla maleducazione civica. Non ci sfugge infatti che la crisi abbia esponenzialmente fatto lievitare i furti di ortaggi, frutta e quant'altro si possa trovare negli orti e nei campi privati coltivati a conduzione familiare. Una lotta tra poveri di cui non sempre si riesce ad avere notizia ufficiale, ma che sta veramente prendendo i contorni di una vera e propria lotta per la sopravvivenza.

 

La proposta che avanziamo dovrebbe essere immediatamente fatta propria da un'Amministrazione comunale effettivamente dedita al bene comune ed ispirata realmente da uno spirito novatore. Essa va infatti nella direzione di una più vera e più concreta innovazione sociale rivolta al soddisfacimento dell'interesse pubblico ed al miglioramento della qualità della vita, dell'ambiente e delle relazioni di comunità. Dalla sua realizzazione beneficerebbero tutti, a partire dalle famiglie più in difficoltà, e non i pochissimi che ad oggi hanno tratto lauti ed esclusivi vantaggi dall'utilizzo privato del patrimonio pubblico.

 

Noi fin d'ora ci impegniamo, con l'alternativa popolare, civile e di sinistra, a perseguire questo obiettivo e a realizzare un progetto senz'altro piccolo, ma efficace e concreto. Un progetto portatore di una vera filosofia “social e green”, generatore di solidarietà, foriero di interessanti sviluppi culturali e senza dubbio alla piena portata di un Comune che deve ambire ad essere “prossimo”, vitale, amico dei cittadini e più virtuoso nella gestione dei beni comuni.

 

Per la sinistra per Gualdo

Gianluca Graciolini

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