Questi democristiani vecchi o nuovi sono degli artisti nella manomissione della realtà. Sandra Monacelli è una di questi, è sempre stata brava a contar melodrammatiche barzellette, ma è insuperabile appena sente l'odore di campagna elettorale e sono prossime le elezioni, tanto più oggi che si sono rintanati alla corte di Monti e devono far dimenticare le lacrime e il sangue versate dai cittadini e dai lavoratori.

Così, in questi giorni se n'è inventata un'altra. Ha preso spunto da quei pochi spiccioli che sono stati assegnati dalla Regione ai Comuni dove insistono le concessioni delle acque minerali per sollecitare interventi per la messa in sicurezza delle Fonti della Rocchetta. Ha blandamente lamentato che quei complessivi 100 mila euro sono solo un quindicesimo di quanto incassato dalla Regione, ma si è ben guardata dal ricordarci che nel non lontano 2011, in fase di predisposizione del bilancio regionale, si oppose ardentemente, insieme ai suoi colleghi di PD e PDL, alla proposta avanzata da PRC e IDV per il raddoppio dei canoni a carico dei concessionari delle acque minerali e delle attività di cava e per una ridestinazione degli introiti ai territori che ospitano le attività in misura di gran lunga maggiore dell'attuale.

Il suo voto e la passione con cui allora difese una fiscalità ambientale regionale ed un regime dei diritti di concessione che tuttora lasciano estrarre materiali di cava ed imbottigliare acqua minerale   in maniera pressoché gratuita, contribuirono dunque a far perdere un'occasione buona per garantire benefici maggiori, più equi e più “europei” ai nostri territori. Si trattava d'altronde solo di aumentare da 1 a 2 millesimi di euro per litro i canoni di imbottigliamento delle acque minerali e a pochi centesimi di euro i canoni per le cave, ma la Monacelli forse riteneva che per le lobbies dei ricchi fosse troppo esoso. Il consiglio regionale è ritornato sulla questione anche lo scorso dicembre, con le stesse proposte e con lo stesso risultato.

Oggi, con un bel po' di faccia tosta, ritorna sulla questione e lo fa con la consueta ambiguità, forse sperando che i gualdesi non siano attenti a ciò che succede di là della Rasina, del Feo o dell'Asciola: per lei non si tratta certo di raddoppiare i canoni e garantire maggiori ritorni ai territori, ma ci si diletta sul nulla, sulla solita rivendicazioncina di sapore campanilistico che non serve a niente, se non come consunto argomento per l'ennesima campagna elettorale, da agitare come fumo negli occhi.

Rivendicare interventi per la messa in sicurezza delle Fonti della Rocchetta grazie agli introiti attuali dei canoni per acque minerali e cave e mantenere la stessa fiscalità di favore è solo un artificio retorico. Servono risorse molto più consistenti e, soprattutto, praticabili che noi abbiamo individuato nei fondi FAS, per attingere ai quali serve un'azione progettuale concorrente tra Regione dell'Umbria e Comune di Gualdo e per ottenere i quali serve adoperarsi alacremente e senza dormirci tanto. In uno degli ultimi consigli comunali abbiamo portato questa proposta e la nostra sollecitazione: se il problema le fosse stato realmente a cuore il gruppo sempre più sparuto che tuttora porta il suo nome l'avrebbe votate, per dimostrare quell'unità di intenti sui problemi principali della nostra Città che invocano tante anime belle.

Ora, però: se questo è il modo con cui la consigliera regionale si occupa di Gualdo, se ne astenga una volta per tutte, visti anche gli approcci e i risultati intravistisi sulla scuola e sull'ex Calai.

Per il resto, le diamo un consiglio. Nel frattempo che aspetta i soldi dalla Regione, si preoccupi di quelli che il Comune di Gualdo deve tuttora incassare dalla riapertura delle cave. I suoi assessori gliel'avranno detto che il Comune non ha ancora incassato un euro, nel mentre la ditta continua giorno, notte e nei dì di festa a sbriciolare e portarsi via un bel pezzo di montagna gualdese? Sono un bel po' di soldi: molto più dei centomila euro divisi per sei, così pochi anche per colpa sua...

Gianluca Graciolini

Condividi