Mai come in questo momento sarebbe necessaria una forte presenza politica di alternativa sociale, eppure stenta, è residuale, spesso identitaria e velleitaria, nonostante la giustezza dell’analisi e delle proposte. Una profonda cesura si è inserita fra il frastagliato mondo della sinistra e l’opinione pubblica. Non riesce a comunicare, le è impossibile creare quella rete sociale indispensabile per dare peso specifico al suo mondo politico. Eppure le contraddizioni sociali sono evidenti: povertà in aumento, diritti fondamentali (salute, lavoro, istruzione) ridotti e spesso negati, le diseguaglianze in progressione verticale.

Non so da cosa dipenda questo scollamento, ma è evidente che le politiche portate avanti da quelle forze che storicamente derivano dalla storia del movimento operaio o sono deboli ed inconsistenti politicamente, quindi poco credibili, o addirittura simile a quelle delle forze conservatrici. Questa situazione lascia campo libero al populismo di destra che, apparentemente, sembra cavalcare il conflitto sociale delle classi meno abbienti che vive nel degrado e nella povertà, specialmente nelle grandi periferie urbane dove ogni briciolo di umanità viene giornalmente calpestato. Emblematico è il caso degli stupri nel parco verde del comune di Caivano alla periferia di Napoli dei quali da qualche giorno se ne occupa la cronaca. La lettera inviata al Presidente del Consiglio dalla madre di una vittima è solo la punta di iceberg gigantesco. In quella città possiamo davvero tornare a chiedersi “se questo è un uomo”.

In Umbria, seppure la regione sia in caduta libera socialmente ed economicamente a causa delle politiche neoliberiste del Giunta Regionale resiste un minimo di tessuto sociale. È giusto comunque dire che questo declino ha origini più remote. Si accorgono di questa tenuta, più che i cittadini umbri, i turisti, i visitatori e i lavoratori provenienti dalle varie regioni d’Italia, che colgono gli aspetti positivi del fermento culturale che esprimono borghi e paesi. Magari queste espressioni di socialità sono frutto di iniziative spot, di momenti che durano lo spazio di poche decine di giorni, ma lo sforzo che viene fatto in questi brevi periodi sono frutto di una comunità che trova ancora la forza nella propria storia e si impegna affinché questa narrazione si rinfreschi ogni anno e si tramandi alle giovani generazioni.

Certo è che il patrimonio artistico delle città umbre aiuta a tenere viva la memoria, a far sì che gli abitanti di queste comunità si sentano protagonisti e, allo stesso tempo, interpreti di queste storie, oltre al fatto che per decenni le politiche attuate dalle sinistre al governo hanno determinato la crescita di questo spirito e di questa caratteristica. Ma non possiamo guardare al passato, ormai diventato storia. Dobbiamo guardare al futuro se vogliamo affrontare energicamente un presente dove non mancano segnali fortemente negativi per ridare una speranza, per avere una visione di sviluppo per le nostre città e la nostra regione.

Problemi giganteschi affiorano con sempre più drammaticità: la questione abitativa e l’aspetto urbano sono parte di questi, insieme a quella sanitaria sempre più privatizzata, ma anche il lavoro, inteso come diritto e come emancipazione, la cementificazione del territorio, lo smaltimento dei rifiuti. 

Ci vorrebbe un manifesto politico-programmatico che affrontasse questi seri e gravi problemi.

Ora, il nome sinistra non comunica più, le idee ed i movimenti del ‘900, legati appunto alla sinistra, hanno subito una sconfitta storica che li ha pressoché azzerati. Le ragioni sono tante, ora non è il tempo di analizzarle, è il tempo di prendere realmente coscienza di quanto è irrimediabilmente successo. 

L’idea messianica, anche quella proveniente dal messaggio del cattolicesimo democratico, non esiste più. I partiti che si ispirano a questa idea sono semplici testimonianze o poco più, eppure ci sarebbe bisogno come il pane di una forza politica che rilanci un nuovo universalismo, un progetto che si ispiri agli ideali di uguaglianza e libertà. Non può esistere libertà senza uguaglianza, non può esserci democrazia se non si riconoscono i diritti universali dell’uomo e non si abbattono gli ostacoli che ne impediscono la realizzazione. 

C’è bisogno quindi di unità, di confronto, di azzeramento della realtà esistente per poter riannodare, attraverso un nuovo linguaggio che eviti gli stereotipi del passato, un percorso politico che produca effetti positivi nei soggetti più deboli della società.

Dobbiamo cominciare a ripensare urbanisticamente le città partendo dalle periferie, ad una nuova rete commerciale che interrompa la decentralizzazione degli acquisti e potenzi i centri storici, insieme ad una nuova politica abitativa che dia la possibilità alle giovani generazioni, ma non solo, di avere una casa. E certamente non possiamo non ricominciare a pensare ad un efficiente servizio sanitario pubblico.

Ma non possiamo non parlare di pace adesso che la guerra è prepotentemente nell’agenda quotidiana della politica e si accendono pericolosi focolai come sta avvenendo in Africa. Siamo all’alba di un nuovo ordine mondiale e non sappiamo ancora come potranno essere i nuovi equilibri politici internazionali e, per adesso, l’Europa brilla per la sua debolezza e la sua subalternità alla Nato e agli USA. La sinistra alternativa deve unire le proprie forze e non dividersi in piccoli gruppi ed in piccoli o piccolissimi partiti, cominciamo dall’Umbria, cominciamo da Perugia

Associazione culturale politica Umbrialeft  -  Attilio Gambacorta

 

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