Una storia lunga nove mesi, una di quelle storie che a raccontarle non basterebbe il Lucarelli del giallo nazionale e del crimine investigativo dei RIS, una storia umbra, di quelle storie che domani probabilmente le ritroveremo in un libro o come trama per un fiction. 
Una storia di cui si sa tutto e non si sa nulla, che affascina e lascia con la voglia di sapere di più.
LA STORIA. Nove mesi fa scompare un piccolo imprenditore dell'Alta Valle del Tevere, Davide Pecorelli, di anni 45, sposato con figli che lo aspettavo a casa. E' lui l'uomo dei nove mesi di assoluto silenzio sulla sua sorte, è lui che tutti, moglie e figli compresi, hanno creduto morto dopo che l'auto che Pecorelli aveva noleggiato, durante una trasferta di lavoro in Albania, era stata ritrovata bruciata, con una cadavere dentro (così dice la polizia albanese) con gli oggetti che facevano pensare che fosse proprio il suo, del Pecorelli, quel corpo divorato dalle fiamme.
Da quella sera l'imprenditore scompare, non esiste più, nessun segno di vita, nessuna comunicazione con la famiglia, amici, conoscenti o confidenti. Ufficiosamente morto. Ufficiosamente morto, perchè qui cominciano gli avventurelli del signor Pecorelli.

Scomparso, ingoiato nel nulla, nessuna traccia per 9 mesi, fino a qualche giorno orsono, quando Pecorelli ricompare all'improvviso in mezzo al mare, dall'altra parte del mare, sul Tirreno a poche miglia dall'isola di Montecristo a bordo di un gommone. 
La storia merita l'interesse della stampa, torbida, intricata, misteriosa che il buon Salgari nemmeno ci si avvicinerebbe di un briciolo: otto mesi in una comunità di sacerdoti di Medjugorje, a meditare nel silenzio del romitaggio, sulla sponda del mare Adriatico per poi scomparire anche da quella località, per riapparire sul Tirreno, prima in un albergo dell'Isola del Giglio, dove lascia documenti non suoi, e poi in mezzo al mare, come un novello Edmond Dantes e la sua isola di Montecristo. Doveva essere un gioco da ragazzi fare Isola del Giglio-Montecristo (48 km la distanza), un pochino più difficile avere il permesso per arrivarci, sbarcare e ripartire. A farci cosa nessuno lo sa. Ma parliamo di una storia misteriosa, chiederselo non ha nessun valore. Certo che il viaggio sarebbe stato più facile dall'Elba che dista la metà di chilometri, ma la vita se non è avventurosa... In fondo non era battisti che cantava, che sapore ha una giornata uggiosa?  Quel gommone però si pianta all'improvviso, va in avaria nel bel mezzo del mare e il naufrago dell'isola di Montecristo viene ripescato e finisce così l'avventura.

Una strana conclusione di un giallo, stranissima perchè nessuno riesce a comprendere il motivo per cui sia volutamente ricomparso all'Isola del Giglio, dopo 9 mesi, perchè avendo una copertura di documenti non suoi, che gli avevano permesso di trasferirsi dall'Adriatico al Tirreno, senza nessun problema,  abbia volutamente ammesso, alla polizia locale, di essere quel morto non morto che tutti cercavano da nove mesi.
Non ce ne siamo occupati del caso, non ce ne siamo occupati nove mesi fa e non facciamo adesso la fila in  Procura per capire cosa sia successo, le accuse mosse all'imprenditore, le verità vere e quelle raccontare, se ci fosse una cadavere nell'auto bruciata e chi fosse. Magari diventerà un libro avventuroso, magari ne chiederanno i diritti per una fiction, magari potrebbe essere un episodio postumo del Commissario Montalbano. Chissà? 
Per noi resta una notizia bislacca da pubblicare, tipo una favola da raccontare accanto al fuoco ai nipoti in una notte di dicembre aspettando Natale. Di quelle che finiscono con... e vissero tutti felici e contenti.

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