di Antonio Torrelli

Un'altra notte nel nome di Paolo Vinti. La "Zona Franca" del Loop Cafè ha voluto omaggiare il compagno Paolo con una sessione artistica tracciata da sei differenti autori. Musica, poesia, teatro e politica sono stati i temi centrali del lunedì di via della Viola. Ad aprire le danze è stato Matteo Schifanoia, che in una delle sue esibizioni ha dedicato all'amico scomparso la poesia "Berlino", ricordando l'esperienza giornalistica di Paolo Vinti nella città tedesca. Poi è stata la volta dei cantautori Giuseppe Marrazzita, Michele Maraglino e Tito Esposito, alternati da Alberto Massazza (artefice di una bellissima recitazione sul racconto di "Salomè") e dai "Signori G". Un'autentica kermesse che ancora una volta ha posto al centro dell'attenzione il valore della persona e della raffinatezza culturale di Paolo Vinti. Che continua a vivere nel ricordo degli amici e di tutti coloro che frequentavano le stesse strade, le stesse piazze e gli stessi luoghi di una figura diventata un punto di riferimento culturale e intellettuale per la città di Perugia.

 

"Berlino", tratto dal libro "Troboit", di Matteo Schifanoia:

Non vedo il bisogno di girare una città

straniera per capire che le nuvole

hanno una faccia stanca

uguale a quella di un vecchio che ha appena salito le scale,

non vedo il bisogno di solcare strade trafficate

per capire che il traffico

non è quello delle auto

ma quello delle tante frustrazioni

che non guardano i semafori e veleggiano tra odori

di hamburger e kebab,

i passanti tra i marciapiedi,

i passeggeri sotto l'u-bahn

hanno facce come nuvole con labbra pesanti

e occhi infelici e sembrano appartenere ad un quadro che l'artista non ha terminato.

Il male è sempre più evidente del bene

anche se i tradimenti avvengono di nascosto

e le cose più brutte sono quelle che pensiamo

e non quelle che facciamo

ma non vedo il bisogno di guardare

cartoline al Check Point Charlie

per capire che questo male non è controllabile

e continuerà ad esserci comportandosi come un addio che ritorna sempre

e ci sono bocche che sputano fuoco,

pezzi di unghia di diavolo infilati

tra i capelli,

enormi piedi con artigli retrattili

e tutto questo senza che nessuno

si accorga di niente,

ovunque è così

non vedo il bisogno di sentir

parlare una lingua straniera per scoprirlo,

di prendere treni pullman navi e aerei,

di rifletterci nè tantomeno di scriverci una poesia.

E' l'essere umano come un segreto

dietro le parole e non c'entrano gli artisti filosofi poeti postini e teologi,

è l'essere umano

come una raffica di insulti mentre dormi

e non c'entrano i soldi e le mecchine

le donne e i regali di Natale,

passione e poesia possono spiegare qualcosa

se lasciate vivere,

fuori dall'ingranaggio.

Non vedo il bisogno

di indossare un cappotto per capire che nessun

soprabito protegge dal freddo che hai dentro.

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