di Stefano Vinti

 

PERUGIA - Il segretario provinciale di Perugia del PRC, in una nota diffusa sulla stampa, cerca di spiegare la posizione di Rifondazione in merito alle prossime elezioni previste per il 12 ottobre, dei nuovi presidenti e dei nuovi consigli provinciali di Perugia e Terni.

In verità la posizione appare alquanto contraddittoria, confusa e volutamente ambigua, non proponendo una linea politica da perseguire.

Condividendo pienamente il giudizio sulla cosiddetta “abolizione delle province”, sono necessarie alcune precisazioni di merito e di metodo.

Ritengo errato il giudizio che i vertici istituzionali, espressione del PD, abbiano accompagnato con complicità il finto scioglimento delle province. Allora mi sono sognato le innumerevoli prese di posizione sia dei consigli provinciali di Perugia e Terni contro la controriforma di Del Rio? Eppure sarebbe facile reperirle ora, tra gli atti ufficiali dei due enti, nonché da nutrite rassegne stampa di questi ultimi mesi.

Possibile che le prese di posizione dei due presidenti del PD, Vinicio Guasticchi e Feliciano Polli, le abbia lette solo il sottoscritto? Non scherziamo, diciamo piuttosto che si è persa una battaglia che ha visto protagoniste più di una forza politica, tra cui diversi esponenti del PD umbro.

Oggi, visto che Rifondazione Comunista è al governo delle due province, con due assessorati non di secondo piano, a 60 giorni dalle elezioni, qualcuno ha deciso di cambiare schieramento ed alleanze?

Non mi sembra che ad oggi sia stato attivato un processo politico di tale portata. E poi in base a che si dovrebbe rompere l’alleanza? Su quali atti? In relazione a quale giudizio politico-amministrativo sui due enti, visto che in cinque anni non abbiamo sollevato un solo problema di schieramento?

Non vorrei che Rifondazione cadesse preda di un’isteria estremista, del “tanto peggio, tanto meglio”, come se fosse indifferente confermare il centrosinistra al governo degli enti o consegnare questo al centrodestra. Sarebbe da chiedere: “Ma è meglio Romizi o Mismetti alla presidenza della provincia di Perugia?”

Nel merito delle questioni sollevate, vorrei obiettare che l’attivo provinciale del 25 luglio, ha visto la partecipazione di circa 20 persone, che il sottoscritto non è stato invitato e che, in quanto attivo, a questa riunione non è riconosciuto nessun potere deliberante, tanto meno non essendosi conclusa con un atto sottoposto alla votazione dei presenti. Infatti l’interpretazione politica della riunione è assai controversa e sicuramente non ha riscosso l’approvazione la frase conclusiva della riunione “il giorno delle elezioni andiamo al mare”.

Al mare? Le due province dovranno gestire 1500 dipendenti e centinaia di milioni di euro di bilanci. Al mare? Al mare non ci si va, si vota!

Si è comunicato che si è svolta una riunione della coalizione del centrosinistra umbro sul tema ed un’altra è prevista a fine agosto. Bene. Grazie dell’informazione.

Dei contenuti della riunione non è dato sapere né, tanto meno,  con quale mandato la delegazione di Rifondazione si sarebbe seduta al tavolo e da chi lo avrebbe ricevuto. Ma non disperiamo, prima o poi, sicuramente, ne saremo informati.

Il nocciolo politico della nota è che qualcuno starebbe lavorando alla possibilità di una lista autonoma della sinistra alle elezioni provinciali del 12 ottobre. Lasciamo stare un attimo la valenza politica del posizionamento ma chiedo, tecnicamente come è possibile presentare una lista autonoma e alternativa? Per la provincia di Perugia le liste debbono essere composte da un massimo di 12 candidati ad un minimo di 6; che la presentazione della lista deve essere corredata di 41 firme di consiglieri comunali e sindaci; che le firme dei candidati non possono essere utilizzate per la presentazione e che per il candidato presidente ne occorrono ben 122, diverse da quelle utilizzate per presentare la lista.

Occorrono, quindi, 163 firme e almeno 7 candidati, per essere “autonomi e alternativi”. Ma di cosa stiamo parlando? Ovviamente o si parla senza cognizione di causa tecnica e politica o si fa propaganda allo stato puro.

Nel metodo credo sia opportuno il Comitato Politico Federale di Perugia, dia una indicazione al Comitato Politico Regionale Umbria sulla linea da tenere, visto che la questione andrebbe ad incidere, inevitabilmente, sul sistema delle alleanze regionali.

Concludendo, per quanto mi riguarda, ritengo che vadano confermate il sistema delle alleanze che governa oggi l’Umbria e le province di Perugia e Terni, sulla base di un giudizio sostanzialmente positivo, anche rispetto l’attività degli assessori e dei gruppi consiliari nelle due province.

Queste alleanze debbono vedere protagoniste le forze della sinistra umbra, che deve contribuire alla definizione del programma per i due enti di secondo livello, nonché la presenza di propri candidati nella lista della coalizione di centrosinistra.

Per fare tutto ciò, occorre volontà politica, una linea chiara, pensando in grande, ad un progetto più ampio e smettendo di resistere in fortini ormai espugnati.

Il ruolo politico della sinistra umbra, il suo permanere sullo scacchiere politico regionale si gioca in queste settimane: faremmo a meno dell’iperattivismo se ci fosse un minimo di attivismo.

 

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