Riceviamo e pubblichiamo da Giuseppe Mattioli 

Nel paesaggio adesso ai piedi delle montagne cominciano ad intravedersi pianure con vegetazione sufficiente per portare al pascolo numerose greggi di pecore, capre ed anche piccoli gruppi di mucche.

La fermata in questa città ci serve come punto di sosta per una visita a Dougga, il sito archeologico più importante della Tunisia, una città che conserva numerosi resti di spettacolari monumenti romani insieme a quelli punici e numidi. Sempre interessanti, ma meno importanti, i resti di Bulla Regia dove ci sono magnifici mosaici ben conservati nel piano basso del sito.

Adesso il territorio cambia decisamente aspetto: stiamo risalendo ancora per giungere a Tabarka sul mar Mediterraneo. I campi lavorati e una campagna rigogliosa mettono fine ad un territorio del sud desertico e ostile. Nelle colline si intravvedono gruppi di alberi quasi a formare dei boschi. I piccoli paesi che incontriamo sembrano più vivaci con discrete abitazioni in un fermento edilizio molto evidente, tanti cantieri aperti e operai al lavoro. Tabarka è una città nota per la lavorazione del corallo con forte aspirazione turistico balneare. Sullo sperone di una roccia posto a protezione della baia c'è una fortezza genovese imponente e ben conservata dalla quale si domina tutta la città.

 Il passaggio da ovest verso est ci consente di attraversare un tratto della Tunisia molto bello, un altipiano con dolci colline verdeggianti, boschi, campi lavorati che ricordano le nostre colline umbre. Solo di passaggio per Biserta arriviamo infine a Tunisi.

D'obbligo la visita alla medina e il suq sempre molto affollato, la moschea vista da fuori per i non musulmani, il museo del Bardo chiuso per lavori ci fa dirigere verso Cartagine. Questo sito archeologico nella parte in altura non presenta punti di particolare interesse, dove invece è ammirevole la parte delle terme di Antonino a pochi passi dal mare dove è impressionante la grandezza e la buona conservazione.

Molto vicino a Cartagine visitiamo la città di Sidi Bou Said adagiata sulla collina che scende fino al mare è meta di tanti turisti per la sua panoramica collocazione e la particolare colorazione bianca e blu delle case.

 Non ho parlato dei cibi e degli alberghi: siamo sopravvissuti bene con scelte last minute perché non avevamo prenotato niente.

A fine  aprile siamo al porto di Tunisi per imbarcarci sulla via del ritorno. Ci siamo trovati nel bel mazzo di oltre trecento motociclisti che non avevamo mai incontrato per le strade: gruppi organizzatissimi e ben riconoscibili dalle varie divise colorate. Solo noi due e pochi altri eravamo liberi viaggiatori.

Anche il primo maggio dopo lo sbarco sulla strada del ritorno siamo stati salutati da una insistente pioggerellina che ci ha accompagnato fino a casa. Abbiamo percorso quasi tremila chilometri.

Due cose adesso mi sento di dire: lo spirito di avventura per conoscere il mondo oltre i confini della nostra realtà non è cessato nemmeno alla soglia del quarto ventennio, seppur sostenuto da un validissimo e indispensabile compagno di viaggio, deve essere di stimolo per tutti gli amici motociclisti.

La seconda è il rispetto che dobbiamo a tutti coloro che in vari modi si dirigono verso il nostro Paese perché in molti luoghi anche senza guerra combattono una dura battaglia per la sopravvivenza.

Ringrazio molto Ezio per questo suo interessante racconto che ci ha mandato.

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