La Vandea italiana

Di Ciuenlai
Il messaggio è passato e adesso sono cavoli amari. In un paese in forte declino la tendenza è al peggio. Anzi chi governa impersona e propaganda il peggio. Sapendo che non ci sarà reazione, ma assuefazione. E il peggio è così diventato ideologia applicata. La gente disoccupata, precaria, infelice e spaventata dal futuro non si ribella, ma guarda con invidia al suo vicino prossimo. E quando il potere , forte del loro consenso, assalta i suoi diritti e le sue certezze, esulta. E’ lui il loro nemico giurato, non chi gli leva tutto, lo costringe a lavori umilianti e mal pagati, non chi gli ruba la democrazia e il domani. E allora il precario si scaglia contro chi ha un lavoro sicuro, l’instabile punta il dito contro chi è ancora tutelato e l’insicuro contro chi ha ancora qualche certezza. E il tutto giocando al ribasso. Le parole d’ordine sono infatti rottamare, abolire, cassare, levare. Sostantivi che a forza di mettere una x sopra qualcosa, riportano lentamente tutti alla condizione degli accusatori: la precarietà.
E’ la Vandea Italiana del ventunesimo secolo, quella che spinge alla restaurazione ottocentesca.
Ve la racconterò parafrasando Brecht:
“Prima abolirono i senatori e fui contento perché rubavano
Poi fecero fuori i sindacalisti e tacqui perché mi erano antipatici
Poi toccò ai diritti e fui sollevato perché erano fastidiosi
Poi cassarono i contratti ed io non parlai perché non avevo un contratto
Poi levarono il lavoro sicuro e mi fece piacere perché era un privilegio
Poi cancellarono la democrazia e non me ne fregò niente perché tanto a votare non ci andavo
Un giorno eliminarono anche me
Ma non fregò un tubo a nessuno perché non c’era rimasto nessuno a protestare.”

Recent comments
5 anni 1 settimana ago
5 anni 6 weeks ago
5 anni 7 weeks ago
5 anni 7 weeks ago
5 anni 7 weeks ago
5 anni 7 weeks ago
5 anni 8 weeks ago
5 anni 8 weeks ago
5 anni 8 weeks ago
5 anni 8 weeks ago