di Maurizio Staffa
Coordinatore Regionale Ecologisti Democratici Umbria

Passate le feste natalizie, scartati i regali e richiamati i buoni propositi l’anno nuovo ci riporta alla realtà delle cose quotidiane, ma soprattutto al futuro del nostro territorio. Futuro che presenta diverse problematiche, come pure alcune importanti opportunità.

Nei primissimi giorni dell’attuale legislatura regionale gli Ecologisti Democratici dell’Umbria ebbero a sottolineare la propria soddisfazione per gli indirizzi programmatici della nuova Presidente, esprimendo al tempo stesso la fiducia che l’apposita delega tenuta dalla stessa rappresentasse il massimo di garanzia e di coerenza per lo sviluppo della “Green Economy” nella nostra regione.
Ovviamente è compito ed interesse dell’Associazione monitorare attentamente le fasi attuative di tali indirizzi. Nel fare ciò, a distanza di otto mesi, pare di intravvedere nei successivi passaggi un certo indebolimento della spinta iniziale.

In effetti in questo lasso di tempo ci si sarebbe aspettato qualche avanzamento più rapido in termini attuativi e non soltanto la pur lodevole (e doverosa) riproposizione degli indirizzi e degli intendimenti nello schema di Documento Annuale di Programmazione Regionale (DAP) per il 2011. Sicuramente nel piano triennale delle politiche industriali, la cui prossima presentazione è annunciata nel DAP stesso, il tema della “green economy” dovrà recuperare quella centralità e quel respiro strategico che ha nel programma di legislatura.

L’impressione è che in termini attuativi si faccia fatica ad essere coerenti con il “cambio di passo” annunciato.
Per esempio con riferimento al bando dei Poli d’Innovazione non viene previsto un tema tecnologico-produttivo, strategico per la nostra regione, come la chimica verde, mentre è presente il Polo della delle Scienze della vita, tematica importante, certo, ma che non appare propriamente rientrare tra le vocazioni e le tradizioni produttive della nostra regione. Senza considerare poi che destinare risorse esigue a promuovere ben quattro Poli d’innovazione, che coinvolgono circa 170 imprese, non pare coerente con quei criteri di concentrazione, selettività e perseguimento di massa critica nell’allocazione delle risorse. Quanto sopra nonostante che tali criteri vengano spesso invocati negli atti della programmazione regionale, come pure nei discorsi ufficiali.

Tale diluizione e spalmatura di fondi richiama “film” e “concertazioni” già visti, modalità d’intervento che non hanno prodotto alcun risultato apprezzabile, se è vero come è vero che da almeno dieci anni a questa parte gli indicatori fondamentali dell’economia umbra, come il PIL pro-capite, la produttività del lavoro, la spesa per ricerca e sviluppo e il tasso di export, segnano andamenti del tutto insoddisfacenti.

Orbene gli Ecologisti Democratici ribadiscono che la “Green Economy” rappresenta per l’Umbria, ancor più che per il Paese, la principale leva di sviluppo e di creazione di quella ricchezza necessaria per far fronte al drammatico problema della disoccupazione e della perdita di reddito che tra l’altro rischia di mettere a repentaglio la coesione sociale della comunità regionale, senza la quale – tra l’altro - il resto “è solo noia”. Conseguentemente si sottolinea come le politiche e le risorse debbano essere orientate in prevalenza verso tale modello di sviluppo secondo un disegno coerente, organico ed integrato, il cui concepimento e realizzazione dovrebbe essere la priorità numero uno della nuova Alleanza per lo sviluppo.

Concludendo, come già otto mesi fa, gli Ecologisti Democratici rinnovano convinti la condivisione nel programma di legislatura e la fiducia nell’operato della Presidente Marini, auspicando che la maggioranza che governa la regione sostenga convintamente tali obiettivi supportata da un altrettanto convinta tecnostruttura regionale.
 

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