PERUGIA – Nel corso della seduta odierna dell’Assemblea legislativa dedicata alle interrogazioni a risposta immediata (question time), il consigliere Sergio De Vincenzi (Misto-Umbria Next) ha presentato l’atto ispettivo con cui chiede “quanto la Regione Umbria ha speso nell'ultimo triennio (2015-2017) per garantire il ricorso alla pratica dell'Ivg, nel rispetto della legge 194, sia direttamente che presso eventuali strutture convenzionate, sia chirurgicamente che per via farmacologica e se nelle iniziative intraprese ci si è avvalso, o in futuro si intende farlo, con l'intento di limitare il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza”.

De Vincenzi ha evidenziato che “il costo socio-sanitario dell'Ivg è considerevolmente elevato: l'impegno economico oscilla nelle strutture private convenzionate con il servizio sanitario nazionale fra i 900 ed i 1500 euro mentre il costo per le strutture sanitarie pubbliche oscilla fra i 1.000 e 1.800 euro per intervento. Il costo socio-economico e relazionale della pratica dell'Ivg è di fatto incalcolabile, sostanziandosi nel rifiuto del contributo umano, socio-affettivo, intellettuale e produttivo che le persone abortite avrebbero potuto offrire allo sviluppo delle comunità locali di appartenenza e, più in generale, a quello del complessivo genere umano. A ciò va aggiunto il costo legato all'attività di sostegno psicologico e farmaceutico della donna”.

L’assessore Luca Barberini ha risposto spiegando che “Nel 2015 la spesa sanitaria è stata pari a 1milione 560mila euro che è diminuita l’anno successivo (2016) a 1milione 453mila e ulteriormente calata nel 2017 a 1milione 285mila, questo perché i casi di interruzione volontaria di gravidanza sono scesi progressivamente nel corso del triennio passando da 1.545 nel 2015 a 1.456 nel 2016 e a 1.309 nel 2017, e pertanto il costo che può essere determinato per ogni singola attività viene quantificato su base 2017 a circa 980 euro a prestazione.  Nel triennio i costi si sono contratti di quasi 300mila euro e il numero degli interventi si è ridotta di 240. L’interruzione di gravidanza viene praticata negli ospedali di  Città di Castello, Umbertide, Castiglione del Lago Assisi Pantalla Spoleto Orvieto Narni Foligno Branca Perugia e Terni. In Umbria è in atto una progressiva diminuzione del fenomeno, questo anche per l’attività svolta dal servizio sanitario. C’è ancora molto da fare e le associazioni possono dare un contributo importante, nella consapevolezza che è il servizio pubblico a dover avere un ruolo prioritario. Nel nuovo piano sanitario verrà previsto come punto caratterizzante il contributo delle associazioni, che partecipano al tavolo ‘Salute della donna ed età evolutiva a cui partecipano molti soggetti”. 

Sergio De Vincenzi ha replicato “accogliendo positivamente quanto illustrato dall’assessore, soprattutto in relazione agli intendimenti che la Giunta prevede di portare avanti con il Piano sanitario.  Sottolineo che probabilmente abbiamo un trend negativo legato alla riduzione delle interruzioni volontarie di gravidanza effettuate con interventi chirurgici ma forse il dato è mascherato dalle interruzioni che sono legate all’uso di prodotti farmacologici. In Regione abbiamo 12 punti per l’interruzione volontaria di gravidanza mentre invece stiamo sempre più restringendo i punti nascita e questo è po’ un controsenso. Abbiamo investito 5milioni nel triennio per permettere che dei cittadini umbri non venissero alla luce, su questo punto chiedo veramente alla Giunta di svolgere un’azione più incisiva di sostegno alle donne che volessero portare avanti la gravidanza e metterle in condizione anche qualora decidessero di partorire di rendere più operativa e rapida anche l’adozione”. 

 

 

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