Come giovani cittadine e cittadini umbri intendiamo denunciare la condotta inaccettabile del Governo Regionale nella gestione della corrente ondata di contagio da Covid-19. Il livello di impreparazione, assenza di coordinamento e mancata programmazione dei servizi sanitari e di tracciamento, insieme all’atteggiamento indolente e attendista assunto dalla Regione davanti ad una situazione in larga parte prevedibile, hanno avuto e avranno l’effetto di rendere intollerabile una situazione già di per sé drammatica. La fotografia della situazione, in costante aggiornamento, è sufficiente a far luce sul quadro impietoso della situazione umbra: il numero di positivi che cresce di 2000 unità al giorno, oltre 10.000 le persone in isolamento contumaciale e 112 ricoverate, il completo disfacimento dell’apparato di controllo e tracciamento umbro, ormai saltato su ampie porzioni di territorio. 

Questa lettera aperta, in cui proviamo a esporre brevemente le nostre ragioni, raccoglie le preoccupazioni di una generazione che, nell’arco di due anni di pandemia, si è vista scivolare all’ultimo posto tra le priorità di chi gestisce la cosa pubblica ed ha affrontato alcune delle rigidità più dure imposte dall’emergenza sanitaria: abbiamo assistito alla chiusura dei luoghi del sapere e allo svolgimento a distanza di lezioni scolastiche e universitarie per un tempo prolungato oltre il necessario, siamo stati vittime della precarizzazione sempre più brutale e imperante del mercato del lavoro e spesso impossibilitati ad accedere a strumenti di sostegno, abbiamo auspicato in una migliore organizzazione, a due anni dall’arrivo della pandemia, che avrebbe potuto consentirci di non ripiombare  

nell’emergenza, in un utilizzo lungimirante dei fondi europei del PNRR Regionale,  che potessero permettere a tutte e tutti di guardare al futuro con speranza, ma i nostri auspici sono stati puntualmente disattesi. 

Denunciamo in modo fermo come la gestione di un’emergenza annunciata, così come la scelta fallimentare di Palazzo Donini di dimezzare le risorse umane e materiali destinate all’attività di tracciamento, abbiano portato al totale collasso del sistema di prevenzione umbro, che ormai da più di una settimana non è più in grado di stare al passo con la diffusione del contagio. Ne sono prova le nuove disposizioni per il trattamento dei soggetti positivi o entrati in contatto con positivi, che inizialmente prevedevano l’isolamento di 14 giorni a seguito dell’esito positivo del solo tampone antigenico e l’isolamento di 10 giorni per i contatti di positivi senza alcuna forma di tampone o controllo per certificare la fine della quarantena, che sono state oltretutto variate, senza alcun annuncio o

ammissione ma sostituendo nottetempo il file pdf nella pagina del sito istituzionale, andando nei fatti solamente a prevedere una distinzione delle tempistiche di quarantena tra soggetti vaccinati e non. 

La scelta di disinvestire programmaticamente e strutturalmente nell’apparato di prevenzione, sanità, ospedaliera e territoriale, e in quello legato alle attività di tracciamento, si è rivelata disastrosa, compiuta da una Giunta che era già balzata agli onori della cronaca per lo scandalo dei “contratti covid” a termine, pensati per integrare l’organico del Servizio Sanitario Regionale, ma che hanno spinto molti neo-laureati verso altre Regioni. 

Oltre ai disagi determinati dalle quarantene indiscriminate, senza nemmeno la possibilità di effettuare un tampone, tale condotta ha causato delle pesanti ripercussioni economiche per i cittadini e le cittadine, che di fatto, non potendo ricorrere a sistemi di test e prevenzione pubblica, sono costretti a rivolgersi al privato. I costi proibitivi dei tamponi molecolari, particolarmente esosi proprio nella nostra Regione (da 60 a 100 euro l’uno), e la scarsissima disponibilità di test rapidi in Farmacia (che hanno pure un costo di minimo 8 euro per i minorenni e 15 euro per i maggiorenni), rendono altresì evidente come siano proprio le fasce di reddito più deboli, di cui sicuramente i giovani e le giovani rappresentano una parte consistente, che scontano il prezzo più grande di questa nuova crisi. D’altra parte, anche le recenti misure disposte a livello nazionale dall’ultimo decreto rendono evidente che il modello di “convivenza con la pandemia”, pensato dal Governo, rischi di scaricare responsabilità e conseguenze economiche sulle spalle delle cittadine e dei cittadini: saremo, infatti, costretti a pagare soggetti privati per tamponi giustamente obbligatori, ma ingiustamente inaccessibili; così come dovremo sostenere i costi esosi delle mascherine ffp2, il cui prezzo calmierato rappresenta a oggi un’altra promessa non mantenuta. E’ evidente, allora, che servono interventi e investimenti per fare in modo che il costo sociale di questa emergenza non sia pagato dalle fasce più fragili della popolazione: crediamo, in questo senso, che l’obbligo vaccinale e la gratuità dei tamponi - quantomeno riservata alle fasce di reddito più basse, ai giovani e alle giovani, ai disoccupati e alle disoccupate, ai soggetti fragili - siano strumenti ormai indispensabili, rispetto ai quali le Istituzioni sono chiamate ad assumersi responsabilità economiche e politiche. 

In questo contesto sarebbero stati e sono tuttora indispensabili investimenti di programmazione e un ripensamento complessivo dei servizi essenziali per la nostra Regione, a partire da una moltiplicazione delle postazioni drive through per i tamponi, rispetto ai quali non si può che citare l’assurda condizione del capoluogo di Regione dove, oltre 160 mila residenti solamente nel Comune, hanno a disposizione una sola postazione che colleziona giornalmente file

interminabili; il medesimo ragionamento è da sottolineare con riferimento ai centri vaccinali, la cui disorganizzazione rende complesso e macchinoso l’accesso allo strumento fondamentale per superare l’emergenza e la pandemia. 

Viene da chiedersi se, dopo due anni di pandemia che hanno evidenziato tutti gli scenari di emergenza possibili e tutte le falle del nostro sistema sanitario, chi governa il territorio abbia veramente voluto mettersi a disposizione della comunità. 

Dopotutto, da chi ha condotto una campagna elettorale in cui il principale punto programmatico era lo smantellamento della sanità pubblica, non ci si poteva aspettare niente di diverso. E’ però evidente, adesso, come scelte di questo tipo ricadano in modo disastroso sulla quotidianità e sui diritti di tutte e tutti e così sarà in futuro, se non avremo la forza, tutte e tutti insieme, di chiedere una netta inversione di tendenza. 

Come giovani cittadini e cittadine dell’Umbria riconosciamo quindi di essere di fronte a un disastro annunciato e per certi versi forse anche irresponsabilmente “richiamato”. Prendiamo atto della assoluta inadeguatezza di chi in questa Regione ricopre l’incarico di Governo, coloro che dovrebbero assumersi la responsabilità di proteggere, tramite le proprie scelte politiche, la salute e l’incolumità di tutta la comunità regionale. Per queste ragioni chiediamo che l’Assessore alla Sanità Luca Coletto si assuma pubblicamente quelle responsabilità di cui è stato investito dai cittadini e dalle cittadine che per troppo tempo ha scaricato su altri e che presenti, quale atto di responsabilità politica e di dignità personale, immediate dimissioni dai propri incarichi. 

Chiediamo un’Umbria in cui venga garantito un degno sistema di welfare e salute pubblica alle generazioni presenti e future, per non aggiungere definitivamente anche questa alle tante carenze che la nostra Regione sta riscontrando, e che la stanno rendendo un luogo inospitale in cui vivere per le ed i giovani.

 

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