di Arm.Alle.

 

PERUGIA - I treni regionali sono l'incubo dei pendolari. Tra ritardi e aumenti dei biglietti, sono diventati la pecora nera delle Ferrovie dello Stato. La conferma di quanto si lamenti chi tutti i giorni è costretto a viaggiare per lavoro ce la dà Legambiente che, anche quest'anno, ha stilato il rapporto "Pendolaria", un dossier ricco di dati, dal quale esce fuori la classifica delle 10 linee ferroviarie peggiori d'Italia.

La classifica delle peggiori linee d'Italia evidenzia le situazioni più gravi del trasporto ferroviario pendolare nel Belpaese nel 2013. Si tratta di una selezione sulla base di situazioni oggettive e proteste da parte dei pendolari, che rispecchia quanto poco le Regioni ed i Governi abbiano fatto nel corso degli ultimi anni e quanto le situazioni già critiche dei pendolari siano diventate insopportabili.

«A rendere evidente la situazione - scrive Legambiente - sempre più complicata che vivono i pendolari italiani, sono i tagli realizzati negli ultimi due anni al servizio ferroviario a cui si accompagna in quasi tutte le Regioni italiane un aumento delle tariffe».

I tagli ai servizi, ad esempio, in Italia vanno da un minimo del 3% fino ad un massimo del 21%. Per non parlare poi delle tariffe che hanno avuto un'impennata che va dal 14,4% fino ad arrivare al 47,3%. Quasi la metà del costo di un biglietto. Infatti, rispetto al 2009 le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25% e le Regioni, a cui sono state trasferite nel 2001 le competenze sui treni pendolari, non hanno investito né in termini di risorse né di attenzioni. Fra il 2011 e il 2013 il taglio ai servizi ferroviari è stato pari al 21% in Abruzzo e Liguria, al 19% in Campania. Mentre il record di aumento del costo dei biglietti dal 2011 ad oggi è stato in Piemonte con +47%, mente è stato del 41% in Liguria, del 25% in Abruzzo e Umbria, a fronte di un servizio che non ha avuto alcun miglioramento.

L'Umbria con tagli del 5,9% e aumenti di costo del 25% entra a far parte di diritto nella classifica delle regioni dove i servizi ferroviari sono i peggiori. Certo, la linea ferroviaria umbra non è alla stregua della Circumvesuviana di Napoli dove, secondo il rapporto, «la situazione è una autentica vergogna italiana. In una delle linee pendolari più frequentate della Campania, con oltre 100mila utenti ogni giorno, la riduzione delle corse in due anni è stata di oltre il 40%».

Una triste classifica presentata dall'associazione ambientalista nell'ambito della sua campagna Pendolaria, dedicata alla mobilità sostenibile e ai diritti di chi ogni giorno si sposta in treno. La mobilitazione coinvolge tutte le regioni italiane per chiedere più treni per i pendolari, nuove carrozze e servizi migliori. Perché la vita dei pendolari, purtroppo, non migliora e il futuro si fa sempre più incerto. «Per quei tre milioni di cittadini che ogni giorno prendono il treno per andare a lavorare, la situazione diventa sempre più difficile», dichiara il vice presidente di Legambiente, Edoardo Zanchini. «È vergognoso - aggiunge Zanchini -che gli stanziamenti erogati dalle Regioni per questo servizio siano talmente risibili da non arrivare in media nemmeno allo 0,4% dei bilanci. La nostra mobilitazione a fianco dei pendolari punta a cambiare questo stato di cose, Governo e Regioni devono impegnarsi concretamente per migliorare il trasposto pubblico su ferro».

In effetti, il problema è molto semplice: complessivamente le risorse per gomma e ferro sono inferiori di un quarto rispetto al 2009. Quell'anno il totale disponibile corrispondeva a circa 6,1 miliardi di euro, nel 2013 questa stessa voce risulta ridotta a poco più di 4,9 miliardi. E spetta alle Regioni il compito più delicato nel garantire la qualità del servizio di trasporto ferroviario pendolare. Perché sono loro a definire il contratto di servizio con i gestori dei treni e a individuare i capitoli di spesa nel proprio bilancio per aggiungere risorse a quelle statali per potenziare il servizio e per il materiale rotabile.

In Umbria nel 2013, gli stanziamenti per i servizi sono stati di 2,04 milioni di euro, spiccioli a fronte dei 58 milioni di euro spesi dalla la Provincia di Bolzano, che sfiora il 2% di spesa per i pendolari nel 2013 rispetto al proprio bilancio.

Secondo il dossier presentato da Legambiente, anche il rapporto tra residenti e treni disponibili è del tutto inadeguato. In Umbria ci sono 87 treni regionali a disposizione dei 886.239 residenti (sono 28.900 i pendolari umbri, ndr), sono evidenti le ragioni per cui a chi prende il treno tutte le mattine risulta sempre più insopportabile una condizione del servizio ogni giorno più scadente, perché i soliti vecchi treni sono diminuiti e diventano ogni giorno più affollati.

La malattia delle ferrovie è dovuta a scelte sbagliate. Legambiente nel rapporto "Pendolaria 2013" punta il dito e lancia il "j'accuse" ai governi e ai ministri che si sono succeduti e scrive: «In un Paese come l'Italia, dove nelle città si concentra l'80% della domanda di spostamento delle persone e dove il trasporto merci è dominato, con oltre il 90%, dalla gomma, le politiche della mobilità dovrebbero avere questi grandi temi come priorità. E invece, governo dopo governo, ministro dopo ministro, investimenti e priorità sono andate in direzione contraria, slegate da qualsiasi prospettiva europea. Quando in Italia si parla di trasporti, si guarda solo in due direzioni: soldi per muovere cemento - e quindi grandi opere a prescindere dall'utilità perché l'importante è inaugurare cantieri - sconti e sussidi agli autotrasportatori, pena scioperi che paralizzano il Paese».

I numeri confermano quanto dice Legambiente: per strade e autostrade, tra il 2003 e il 2013 sono stati stanziati in Umbria, ad esempio, 199 milioni di euro a fronte dei 47,39 milioni di euro per le ferrovie. E l'associazione nel suo rapporto non risparmia neanche l'Umbria e si chiede come mai la Regione abbia speso 12 milioni per l'ampliamento dell'aeroporto di Perugia invece di comprare nuovi treni. Lo stesso per quanto riguarda gli investimenti per il materiale rotabile, in Umbria sono stati solo 0,5 i milioni per ammodernamento di convogli destinati ad Umbria Mobilità.

Nel decennio 2003-2013 chi ha investito di più in valore assoluto per i servizi aggiuntivi ed il materiale rotabile, quello in cui effettivamente le Regioni hanno iniziato a contribuire, è la Lombardia, 635,7 milioni di euro per i servizi e circa 795 per il materiale rotabile, per un totale di circa 1.430 milioni di euro. L'Umbria nella classifica degli investimenti non va oltre la terzultima posizione con solo 38 milioni di euro.

Infine, Legambiente lancia un allarme al nuovo Governo ed al Parlamento sulle pessime condizioni in cui versano i pendolari di Intercity, Espressi, Diretti e scrive: «I pendolari che viaggiano sui treni "secondari" scontano una situazione ancora più complicata dei loro colleghi delle grandi città. Perché si spostano su treni a lunga percorrenza il cui contratto di servizio viene sottoscritto da Trenitalia con il ministero delle Infrastrutture che, però, non vi pone la dovuta attenzione oltre che le risorse necessarie, condannandoli a sopportare una situazione di costante degrado e continui tagli». La vita di chi viaggia diventa ogni giorno più complicata e l'esasperazione per le difficoltà porta tante persone a essere obbligate a rinunciare a usare il treno perché impossibilitate ad arrivare al lavoro in orario. Anche in questa parte del dossier è tirata in ballo la nostra regione: «.in particolare nel caso dell'Umbria, permangono problemi infrastrutturali come il mancato collegamento ferroviario Orte-Falconara con la linea Adriatica. L'intervento è stato finanziato con 210 milioni di euro e la conclusione dei lavori è prevista solo per il 2017. Inoltre sarebbe di fondamentale importanza anche per tutti quei pendolari che effettuano quotidianamente un tragitto interregionale, come sulla tratta Fossato di Vico-Orte dove sono stimati circa 2,1 milioni di passeggeri annui».

Sono tanti i punti che Legambiente ha toccato nel suo rapporto annuale sulla qualità dei servizi delle ferrovie e in conclusione presenta il conto a Governo e Regioni e chiede di destinare più investimenti al trasporto pubblico pendolare, a cominciare dalle principali linee pendolari, con un obiettivo di spesa pari almeno al 5% del bilancio. Di acquistare subito nuovi treni, più moderni e capienti, per garantire la riduzione dei ritardi e la vivibilità degli spostamenti. Di aprire un confronto pubblico sul contratto di servizio, con enti locali, associazioni e cittadini per chiarire obiettivi e collegamenti, standard, abbonamenti integrati, e aprire alle osservazioni, anche attraverso uno sportello di ascolto dei pendolari.

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