“La decisione annunciata oggi dalla società Outokumpu di porre in vendita gli impianti siderurgici di Terni 'per assicurarsi l'acquisizione di Inoxum da Thyssen Krupp' fa carta straccia degli intenti sanciti nel febbraio scorso in merito al rilancio del polo siderurgico ternano e pone di nuovo sul tavolo il rischio dello spacchettamento delle produzioni e la messa in esubero di centinaia di lavoratori”. Così il capogruppo reginale di Rifondazione comunista per la Federazione della sinistra, Damiano Stufara per il quale “non è più accettabile che le sorti della maggiore fabbrica dell'Italia centrale siano ogni giorno messe in discussione senza che il Governo si senta in dovere di intervenire sulla materia per garantire il mantenimento di produzioni che sono, con tutta evidenza, strategiche per l'intero Paese”.

 

“In questi mesi – spiega Stufara -, prima siamo stati messi di fronte alla promessa di un aumento delle produzioni, poi alla riduzione dei volumi dell'area a freddo ed al dietrofront sulla dismissione degli stabilimenti di Inoxum in Germania; una vera e propria altalena che, dopo questo annuncio di Outokumpu, è preciso compito della comunità politica locale e nazionale fermare.

La vicenda del polo siderurgico ternano – spiega il capogruppo di Rifondazione comunista - non può dipendere dai voleri insindacabili di multinazionali che, sulla base di logiche spartitorie a cui con tutta evidenza sono estranee le istanze dei lavoratori e la dignità di un territorio, stanno ridefinendo il settore siderurgico su scala europea. È ora – rimarca Stufara - che il Governo intervenga per esigere dalla nuova proprietà un pronunciamento definitivo, in merito alle sue intenzioni, rispetto all'industria siderurgica ternana, mettendo in chiaro una volta per tutte che le produzioni ed i livelli occupazionali non si toccano.

Ci aspettiamo – conclude Stufara - che la presidente Marini e la Giunta regionale sappiano intraprendere le giuste iniziative nei confronti del Governo Monti, così solerte nel togliere i diritti ai lavoratori, ma così distante dalle sorti delle produzioni industriali strategiche del Paese”

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