PERUGIA - Il terzo settore continua la sua lenta avanzata in Umbria nonostante la grande crisi economica. l'Umbria resta attaccata al treno del centro-italia e perde soltanto in termini di piccoli e medi negozi alimentari secondo la ricerca Aur. Una vivacità che fa bene all'occupazione: gli occupati nel settore sono 60.100, pari al 15,2% del totale, con una crescita irregolare dal 2000 in poi, pari complessivamente all'11,9 per cento, più consistente rispetto alla media italiana ed appena al di sotto di quella delle regioni del centro (13,1%). Le donne rappresentano il 64% del totale degli addetti.

Quanto alla spesa delle famiglie umbre, (nel 2007 pari a circa 13 milioni e 77mila euro), la spesa media pro-capite è di 14882 euro, inferiore rispetto a quella che si registra a livello nazionale (15430 euro), Italia del Nord (17493 euro) e Centro Italia (16781 euro). Prevale l'acquisto di beni (51,7 per cento) rispetto ai servizi (48,3%); il 17 per cento della spesa riguarda l'alimentazione.

La grande distribuzione, intesa come esercizi al dettaglio con superficie superiore a 400 mq, nel 2008 è rappresentata in Umbria da 429 unità, con 15 addetti medi per esercizio ed una superficie media di 1.023 metri quadrati. Le grandi strutture di vendita invece risultano 31, di cui 21 con superficie tra 2.500 e 5.500 e tra 1.500 e 3.500 metri quadrati, rispettivamente nei comuni con più o meno di 10.000 abitanti, e 10 con superficie ancora maggiore. Esse coprono, nel complesso, 135.444 mq di superficie di vendita che rappresentano il 6,9% della superficie totale presente in Umbria.

La rete distributiva regionale mostra una situazione fortemente differenziata. La presenza di medie e grandi superfici di vendita è stata segnalata in 73 dei 92 comuni. La dinamica delle aperture negli ultimi tre anni rileva: 38 strutture sorte nel 2006, 51 strutture nel 2007 e 48 nel 2008. Quanto alle merceologie prevalenti, nelle zone di Gubbio e Perugia sono relativamente più presenti strutture di abbigliamento; nella zona di Spoleto è maggiore la presenza di strutture operanti nel settore dei mobili, così come in quella di Castiglione del Lago che mostra anche una buona dotazione nel settore dei prodotti per agricoltura, fiori e piante; auto ed edilizia, infine, sono generi più rappresentati nella zona di Città di Castello.

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