di Ida Dominijanni

“Vannacci sostiene che gli omosessuali non sono normali, è vero, ma lo dice – attenzione! – non già dal punto di vista medico o psicologico, ma da un punto di vista puramente numerico: i numeri dicono indiscutibilmente che la norma statistica è di gran lunga rappresentata dagli eterosessuali. Quindi vuol dire che non rientrano nella norma”. Questa è una delle molte perle con cui Lucetta Scaraffia si mette al servizio – su La Stampa – del generale Vannacci difendendone il libro ispirato, lei sostiene, non da razzismo e omofobia ma da apprezzabile "buon senso". Un'altra perla è che Vannacci ce l'ha davvero solo con le femministe, "che egli non conosce e non si cura di conoscere", ma non con gli omosessuali né con i migranti. Farei presente a Scaraffia che le stigmatizzazioni mediche, psicologiche nonché sociali e politiche degli "anormali" fanno sempre e da sempre leva sulla conta statistica delle maggioranze e delle minoranze: strano che una storica come lei non lo sappia. Le farei presente altresì che "non conoscere e non curarsi di conoscere" le femministe non è un peccatuccio minore rispetto all'omofobia e al razzismo, e anche in questo caso è strano che una storica come lei ignori che misoginia, omofobia e razzismo, nella peggiore storia europea, sono sempre andati a braccetto. Farei presente, ma è inutile perdersi in dettagli. Il punto vero è l'operazione, culturale e politica, che gli/le intellettuali cosiddetti liberali stanno facendo, stendendo tappeti rossi al neofascismo e al postfascismo e ora, tramite Vannacci, pure ai generali che puntellano (e minacciano) da destra la destra di governo. Questo fronte intellettuale è più pericoloso, più infido e soprattutto più irresponsabile e vacuo della minoranza di "anormali", loro sì, che si è impadronita di palazzo Chigi.

Fonte: facebook

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