ROMA - Se le favole finiscono alla sbarra e veri giudici, pm ed avvocati decidono di processare i buoni e i cattivi dei cartoni animati, i risultati possono essere sorprendenti: succede, ad esempio, che Robin Hood e Peter Pan, i buoni, vengono condannati, mentre il cattivissimo Mangiafuoco, inaspettatamente, e' assolto. E' un tribunale immaginario quello allestito dal giornalista Enzo Beretta nel libro "Favole alla sbarra" (Edizioni Ultra), anche se sono investigatori, magistrati e legali in carne ed ossa, molti dei quali di grido, quelli che hanno accettato di rivedere in chiave giudiziaria le fiabe piu' famose. 

Tra gli imputati, come e' ovvio, la strega di Biancaneve con la sua mela avvelenata, la bramosa Crudelia De Mon, lo spietato Orco di Pollicino e il malvagio Scar de "Il re leone". Ma, a sorpresa, anche i Tre Porcellini e Peter Pan. 

Per quest'ultimo, in particolare, l'accusa e' grave. Deve rispondere del reato di lesioni personali "perche', colpendo con un pugnale Capitan Uncino, gli provocava lesioni gravissime, amputandogli una mano" e per averne provocato la "caduta dalla nave dei pirati, facendolo finire nelle fauci del Coccodrillo, cosi' cagionandogli gravi e multiple lesioni". Non solo. Proprio lui, il buono per antonomasia, e' accusato del grave reato previsto dall'art. 574 del codice penale ("sottrazione di minori") perche', si legge nel capo di imputazione, "conducendoli in volo all'Isola che non c'e', sottraeva ai genitori esercenti la potesta' i minori Wendy, Michele e Gianni Darling e tutti i bambini sperduti". Fatti "commessi all'Isola che non c'e'".

La difesa dell'avvocato Chiara Lazzari (ha assistito, tra gli altri, Pier Francesco Pacini Battaglia, il banchiere "un gradino sotto Dio") e' accorata: "Vergogna! Ha subito una brutale aggressione, si e' dovuto difendere da solo e la polizia giudiziaria lo ha denunciato!". Ma il giudice Aldo Criscuolo, presidente del Tribunale di Perugia, non sente ragioni: certo quella particolare "condizione psicopatologica tipica di alcuni soggetti che rifiutano di crescere, di diventare adulti e, quindi, di assumere responsabilita' connesse alla reale eta',
rifugiandosi in comportamenti tipici della fanciullezza", denominata appunto "sindrome di Peter Pan", puo' astrattamente "ripercuotersi sulla capacita' di intendere e di volere e quindi sull'imputabilita'" - argomenta il magistrato - ma nel caso concreto, "si fa fatica a ritenere che Peter Pan non si rendesse conto delle conseguenze" delle sue azioni. E quindi, concesse le attenuanti generiche, lo condanna a "anni 1 di reclusione". 

E Mangiafuoco? Secondo il giudice Nicla Restivo (che s e' occupata, tra l'altro, dell'inchiesta sui cosiddetti Grandi Eventi) non c'e' la prova che abbia ridotto in schiavitu' Pinocchio, tanto piu' che "non si puo' dar credito alle dichiarazioni della persona offesa che, gia' in passato, non si era certo distinta per sincerita'". Assolti, ma "per non aver commesso il fatto", anche il gatto e la volpe. 

Insomma, il messaggio che arriva dagli operatori del diritto e' che rubare e' reato, anche se ti chiami Robin Hood e saccheggi a fin di bene. "Perche' - scrive l'autore - la legge e' uguale per tutti, almeno nell'Isola che non c'e'".

 SV

Condividi