ORVIETO - ''Vedere l'essere umano nella sua interezza, e non pezzetto per pezzetto, sulla base di teorie scientifiche solide'': e' questo, secondo il presidente della Societa' italiana di psico-neuro-endocrinolo-immunologia Francesco Bottaccioli, l'obiettivo raggiunto dal congresso internazionale sul rapporto tra stress e vita che si e' concluso oggi al palazzo dei congressi di Orvieto.

La quattro giorni dell'evento ha visto la partecipazione ai lavori di circa 300 iscritti e ha coinvolto una settantina di relatori tra medici, biologi, psicologi, sociologi, fisiologi, filosofi, ricercatori e terapeuti, tra cui i piu' importanti scienziati italiani ed europei della psiconeuroendocrinoimmunologia. L'attenzione e' stata puntata sullo stress cellulare fino a quello da lavoro, emozionale e cognitivo, con particolare riguardo alle ricadute sulla patologia umana e alla prevenzione.

''L'appuntamento - ha spiegato Bottaccioli - ha permesso un aggiornamento ai massimi livelli grazie all'integrazione delle ricerche compiute in vari settori scientifici, dalla biologia alla psicologia, dalla neuroimmunologia alla endocrinologia, immettendo dati nuovi utili per curare i pazienti in tutta la loro interezza''.

Nel corso del congresso e' stata formalizzata l'entrata della Sipnei nella Societa' internazionale di neuroimmunomodelazione presieduta da Hugo Besedovsky. Quest'ultimo, professore emerito di Immunofisiologia all' Universita' di Marburg, in Germania, ha anche presentato alcune sue ricerche sperimentali che mettono in evidenza quali sono le relazioni tra sistema immunitario e sistema nervoso. Dimostrando che e' possibile produrre un'ipoglicemia, ossia una riduzione dei livelli di zucchero nel sangue, tramite l'attivazione infiammatoria del cervello (in particolare dell'ipotalamo).

Questo spiegherebbe un fenomeno molto comune e cioe' la presenza di una riduzione degli zuccheri nel sangue con conseguente stanchezza o mancanza di energia in persone con malattia infiammatoria, che hanno un'insulina normale. L'ipoglicemia deriverebbe non quindi dall'insulina ma dall'azione dell'infiammazione sul cervello.
 

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