Dalle dichiarazioni di guerra del Comitato in difesa del Rio Fergia sembra dunque che la vicenda della chiusura dei pozzi Corcia e Rigali è tuttora nella tormenta e non sembra destinata a trovare una soluzione definitiva, tale cioè da garantire il completo ripristino dei luoghi e la messa in sicurezza del bacino imbrifero interessato dalle attività di perforazione e di ricerca compiute da Idrea, così come stabilito nella sentenza del Consiglio di Stato e così come richiedono i cittadini di Boschetto che proposero i ricorsi e ne ottennero ragione.

Se il Sindaco e l'Amministrazione comunale di Gualdo Tadino si fossero imposti una linea meno timida e meno incerta ed avessero adottato un profilo operativo più determinato, oggi, a distanza di ben otto mesi dal deposito di quella storica sentenza, non staremmo ancora a parlare del problema.
Per chi avesse la memoria corta, vogliamo infatti ricordare che lo scorso 30 agosto vi fu il consiglio comunale in cui proprio su questa questione si consumò una delle tante messinscene della Giunta Morroni e della sua maggioranza e che ci costò quell'ignobile ma temporanea espulsione dall'aula consiliare ad opera del Presidente del consesso Vecchiarelli che fece addirittura quell’incredibile ricorso ai vigili urbani. Alla luce dell'esito negativo, quanto meno contrastato, del percorso che avrebbe dovuto portare alla cementificazione dei due pozzi, si comprendono meglio oggi tutti i perchè di quella crisi di nervi e di quella sceneggiata.

Nel corso di quella seduta il consiglio era infatti chiamato a pronunciarsi sull'esecuzione della sentenza del Consiglio di Stato da due distinte ma nel merito convergenti proposte di Sinistra per Gualdo e TUPG. Come è noto, la costola civica della locale PDL ritirò incredibilmente la sua per evidenti ragioni di tutela della poltrona allora così fresca dell'assessore Vitali, con la scusa secondo cui ci si sentiva soddisfatti dell'impegno e dell'azione annunciati dalla Giunta. Un impegno che già in allora definimmo molto fumoso, miseramente limitato alla sola richiesta di un incontro con la Regione alle cui competenze si rimandava.
Rimase in discussione solo il documento di Sinistra per Gualdo che recepiva in tutto e per tutto le richieste pubblicamente avanzate dal Comitato e che impegnava chiaramente e direttamente l'Amministrazione comunale a concorrere all'esecuzione della sentenza, ma la maggioranza lo respinse, dimostrando già in quel momento quel che poi si va confermando oggi con il sostanziale disimpegno della Giunta, con ulteriori ritardi e con un progetto di ripristino del tutto insoddisfacente rispetto alle richieste del Comitato e rispetto alle effettive esigenze di tutela ambientale delle falde sorgive e di ripristino dei luoghi.

E con un conflitto di interessi grande come una casa che investe la maggioranza di centro destra e che da solo potrebbe spiegare tutto quanto cui si è assistito e non si è assistito in questi mesi: è il conflitto insopportabile tra il ruolo politico importante che riveste il capogruppo dei monacelliani nella maggioranza che sostiene la Giunta ed i suoi interessi economici e professionali proprio nell’ambito di questa vicenda, per essere l'estensore tecnico del progetto di parte commissionato dalla società e presentato alla Regione dell'Umbria.

Dopo che nel consiglio comunale del 30 agosto Giunta e maggioranza provarono in tutti i modi a salvare le capre (il limbo disimpegnato in cui si è rifugiata la Giunta) ed i cavoli (con l’assessore Vitali che avrebbe rischiato la sua freschissima poltrona su una questione in cui poteva entrare in evidente difficoltà di relazioni con il Sindaco e la Giunta di cui era divenuta membro) non vorremmo che oggi si sacrifichi la soluzione positiva e più auspicabile dell’annosa vicenda alle merende (la realizzazione di un progetto commissionato ad un esponente politico di primo piano di questa maggioranza che dovrebbe decidere nell’interesse generale e non secondo quello particolare).

Ancora una volta si svela che la Giunta Morroni è sempre più fortemente condizionata da interessi di bottega, pur legittimi ma inopportuni, e ad essi si tenta di sacrificare quelli generali cui un’Amministrazione comunale dovrebbe tendere. Sta di fatto che nel caso specifico gli interessi di bottega non coincidono con l’interesse generale garantito dalle richieste del Comitato e persino preteso da una sentenza del Consiglio di Stato. Si consuma così un ulteriore ed inaccettabile divorzio tra il bene comune e gli interessi dei pochi che sono direttamente impegnati nella compagine politica ed amministrativa delle destre.

Speravamo tanto che almeno una sentenza inappellabile del Consiglio di Stato potesse definitivamente sigillare una vicenda che da anni sta avvelenando il clima politico e sociale della nostra Città ed evitare che altre ombre si potessero posare su di essa. Sembra però che non sia così ed allora chiediamo che l'Amministrazione comunale nel cui territorio insistono i due pozzi da chiudere prenda finalmente una posizione chiara ed operi concretamente affinchè possano essere recepite tutte le richieste del Comitato di Boschetto, ponendo contemporaneamente fine a quell'odioso ed inaspettato conflitto di interessi, evitando ai cittadini di agire ulteriori battaglie legali, sottraendo un’azienda importante per l’economia della Città da altre beghe che la sottraggono dall’attenzione e dalle priorità legate all’attività produttiva propriamente intesa e concorrendo alla piena esecuzione di quella sentenza. Agiremo al più presto in questo senso, riportando l'argomento nel primo consiglio comunale utile e pretendendo da esso un pronunciamento che sia una volta per tutte eloquente, dettagliato e definitivo.

Per la sinistra per Gualdo
Gianluca Graciolini

 

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