PERUGIA – Botta e risposta fra il capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati e il segretario generale dell’assemblea legislativa dell’Umbria, Fabio Piergiovanni, in merito alla dichiarazione diffusa stamani dal primo che denunciavano presunte "intimidazioni" verso dipendenti regionali (di Giunta e Consiglio regionale), mirate a "evitare contati con gli esponenti del Movimento 5 Stelle".

"L'orgia di un potere esercitato per lungo tempo senza un'autentica opposizione - sosteneva Liberati -, la volonta' di irreggimentare tutto e tutti, si traducono in comportamenti devianti. Per questo chiediamo alla presidente Marini se abbia mai incoraggiato certi metodi o se, al contrario, li condanni fermamente".

Andrea Liberati aggiungeva che avrebbe chiesto alla presidente "se intende dare concreto seguito al Piano triennale di prevenzione della corruzione, tutelando effettivamente i cosiddetti 'whistleblower', quei dipendenti cioe', davvero molti, che vogliono soltanto poter denunciare la sua cattiva amministrazione, senza essere per questo discriminati".

"In vista dell'imminente insediamento - spiega Liberati - il Movimento 5 Stelle esprime grande indignazione: in queste settimane stiamo interloquendo con numerosi dirigenti e funzionari di Giunta e Consiglio regionale, stanchi dell'andazzo attuale. Dipendenti che, non essendo asserviti ad alcuno, sorretti dal solo senso dello Stato, dopo averci indicato molte irregolarita' gestionali perpetrate in questi anni, hanno tutti manifestato forti preoccupazioni per la propria vita professionale, considerando le modalita' da terrorismo psicologico, le sottili intimidazioni, le minacce piu' o meno larvate cui sarebbero adusi uomini di secondo piano del regime corrente. Soggetti che da tempo raccomandano caldamente ai dipendenti medesimi di evitare quanto piu' possibile i colloqui con noi, andando addirittura a verificare l'apposizione dei 'mi piace' sui profili Facebook personali, lanciando loro avvertimenti pesanti qualora fossero tentati dal cliccare sulla pagina sbagliata, la nostra".

La prima reazione a questa dura denuncia è arrivata non da un politico, bensì dal  massimo esponente della dirigenza di Palazzo Cesaroni, Fabio Piergiovanni.

Il segretario generale dell’Assemblea Legislativa umbra ha a sua volta diramato la seguente nota "Per quanto riguarda il personale di Palazzo Cesaroni dichiaro di non essere a conoscenza dei fatti cui fa riferimento il consigliere Andrea Liberati che, se confermati, sarebbero sicuramente gravi e censurabili. Invito quindi il consigliere a dettagliare circostanze e nomi di responsabili di tali eventuali azioni all'autorita' giudiziaria, o al sottoscritto che, laddove se ne ravvisino gli estremi, provvedera' ad agire sia in via amministrativa interna, sia presso le autorita' giudiziarie competenti".

 

Per quanto riguarda, infine, i rapporti della struttura dell'Assemblea legislativa dell'Umbria con i gruppi consiliari, concludeva Piergiovanni, "non posso che confermare la piena, dovuta e trasparente disponibilita' mia personale, di tutti i servizi e uffici di Palazzo Cesaroni".

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