Nella poesia, Eros riposa nelle pieghe della parola e la sacralizza.  Questo gesto ineguagliabile della cultura di tutti i tempi che trasforma le remote regioni del Nulla in una proposta attiva , capace di estendersi all’universalità più consapevole, ha un fare misterioso e sottile: utilizza, certo , la parola, ma scarnificandola ed esaltandola contemporaneamente, la metamorfizza in un sinolo di versificazione, immagine e musicalità. E’ dunque indubbio che , quando si tratti di poesia, la parola assuma una circostanza del tutto imprevedibile, passando dall’ordinarietà all’eccezionalità. E poeta è colui/colei che impegna la posizione visionaria di un registro linguistico che va oltre la lingua stessa. Il divino si specchia nella poesia così come  l’umano ne risulta arricchito.

In queste prospettive autenticamente classiche si è mossa la prima lectio magistralis del progetto POIESIS inaugurato dalla scrittrice Maria Dorotea Materazzi al Liceo Casimiri di Gualdo Tadino giovedì 16 ottobre. Una relazione densa di spunti non accademici , in cui la forza del pensiero poetico su Eros ha comportato la costruzione di  una cartografia mondializzata sul piano dell’esperienza poetica. Con i classici greci e latini, si sono avvicendate le voci dell’ebraismo colto del Cantico dei Cantici, la poesia erotica nipponica, fino all’escursus storico che ha abbracciato i  dolci stilnovisti agli amatissimi decadentisti italiani.

Non è sfuggito al folto pubblico  l’afflato della Materazzi  riguardo la dolcezza e lo stupore dei versi di Saffo e del sogno erotico di Menelao trasfigurato da Eschilo: pagine autenticamente memorabili espresse con un imprescindibile rigore velato da un tocco nostalgico che ha letteralmente affascinato .

Il prossimo appuntamento , giovedì 23 alle 15, con Angelo Maria Fanucci che tratterà il “senso” del fare poetico.

Marco Jacoviello

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