La proposta di nuovo piano dei rifiuti predisposta dalla giunta regionale, che a dicembre sarà al vaglio del Consiglio, rischia di produrre un'ulteriore frammentazione del sistema che va nella direzione opposta rispetto alla necessità di integrazione del ciclo e tra imprese attualmente coinvolte nella gestione. È quanto affermano in una nota Michele Agnani e Fabrizio Cecchini della Fp Cgil dell’Umbria e di Perugia. “Come Cgil da tempo proponiamo la creazione di una società multiservizi regionale - spiegano i due rappresentanti sindacali - che riunisca gli attuali gestori operanti in Umbria,
chiudendo il ciclo dei rifiuti e implementando la raccolta differenziata. Al contrario la Regione intende procedere ad uno spacchettamento del sistema, dividendolo in tre settori (raccolta e spazzamento, logistica e impiantistica e termovalorizzazione) con inevitabili ripercussioni di tenuta economica e finanziaria, oltre che ambientali (vista la chiusura del ciclo con l’incenerimento)”.
E a proposito di incenerimento, la Fp Cgil sottolinea come le normative europee, che prevedono dal 2030 un limite di conferimento massimo in
discarica pari al 10% del rifiuto raccolto, rendano impraticabile la strada del termovalorizzatore, in quanto non ci sarebbero quantitativi
sufficienti per il funzionamento dello stesso. Inoltre, il sindacato sottolinea che la scelta sulla chiusura del ciclo e l’eventuale localizzazione di un impianto di incenerimento, non può essere delegata ai tecnici dell'Auri, perché è una scelta pienamente politica.
“La nostra preoccupazione è legata anche all’inevitabile aumento dei costi per la collettività - continuano Agnani e Cecchini - in quanto lo spacchettamento nei tre settori previsti, produrrà diseconomie in particolare per quanto riguarda la prima fase del ciclo, raccolta e spazzamento, che non crea valore aggiunto, ma ha costi rilevanti non più compensati con le altre fasi di lavorazione capaci invece di produrre utili". Preoccupano naturalmente anche le possibili ripercussioni sui lavoratori: “Una riorganizzazione di questo tipo rischia di avere serie ripercussioni sulla tenuta occupazionale e sulle condizioni contrattuali applicate ai lavoratori - concludono i rappresentanti della Fp Cgil - per questo chiediamo un coinvolgimento
diretto delle organizzazioni sindacali, che ad oggi non c’è stato, prima che il piano approdi in Consiglio Regionale”.

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