di Elio Clero Bertoldi
PERUGIA - Difficile che il Tar del Lazio, nel dirimere la delicata questione che dovrà sciogliere, si faccia condizionare dal numero delle società di B che si presentano costituite in giudizio, ed in blocco (tutte e 18, roba da non credere), contro il Perugia. Sarebbe un obbrobrio: la giustizia che si piega alla quantità e non alla legge, al più forte e non alla ragione, a chi urla con più decibel e non a chi si appella alle norme.
Tuttavia questo "blocco" anti-Perugia suona un campanello d'allarme che non può essere sottovalutato. Significa che il Grifo non ha più l'appeal di un tempo, quando veniva considerato la "regina delle provinciali" (al tempo del trio d'Attoma-Ramaccioni-Castagner) e neppure all'epoca di Luciano Gaucci, entrato in contrasto con i poteri forti, è vero, ma non con le simpatie della gente comune, per via del suo modo di fare da guascone, certo, ma fondamentalmente buono e generoso.
Quel tesoretto di empatia di cui il Perugia godeva in Italia, anche tra i non calciofili, si è completamente dissolto, dissipato, con la gestione di Massimiliano Santopadre, dentro e fuori Perugia.
Nessun dubbio che quanto successo in quest'ultimo periodo, con i ricorsi alla giustizia sportiva e a quella amministrativa, sia frutto di ipocrisia (che nel calcio, come nella vita quotidiana, trova sempre grandi cultori) e di interessi di bottega, pure di piccolo cabotaggio, non solo calcistico. Tuttavia questa iniziativa, così compatta, mette in luce che il Perugia non gode più di una immagine positiva. Tutti - in serie B, nel mondo dei media, nel sentire della collettività - puntano il dito, anzi mostrano il "pollice verso". 
Se Francesco Baldini, nel prendere possesso della panchina biancorossa, ha scelto per se stesso la definizione di "ricostruttore" di una squadra degna di tal nome, dopo la dolorosa, disastrosa retrocessione di quest'ultima stagione, bisognerà che si trovi anche un "restitutor", per dirla alla latina, della dignità e dell'immagine della società, che lo si voglia o no, rappresenta pure il vessillo, oltre all'aspetto più squisitamente sportivo, anche di una città, di una provincia, di una regione, di un popolo, insomma, che non possono sopportare, sotto numerosi punti di vista (sociali ed economici, in primis) una "diminutio" di questa portata. 

 

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