PERUGIA - La Federazione dei Pensionati della Cisl dell’Umbria è preoccupata perché in questo Paese anche le cose più ovvie diventano casi politici e trovano ostacoli insormontabili lungo il cammino della loro realizzazione.

Il riferimento è all’incontro, tenutosi alcuni giorni fa, con l’Assessore regionale al welfare sul regolamento per le case di riposo. Quale è il percorso che la coppia o il singolo individuo, raggiunta una certa età in solitudine e priva di affetti familiari e non più in condizioni di vivere laddove aveva messo le radici, è costretta a chiedere asilo in una casa di riposo? Lascia tutto, affetti, ricordi e il proprio passato e va a vivere in una comunità che da giovane, a torto o ragione, ha visto sempre con diffidenza. Il tempo e l’insorgere di patologie più disparate lo porta alla non autosufficienza e le condizioni stesse della casa di riposo non gli consentono di ottenere le cure più appropriate. Inoltre, la legge vigente (vedi anche i recenti interventi dei Nas), giustamente, lo obbliga a trasferirsi in un’ altra residenza che si chiama residenza protetta. Il dramma sta nel fatto che al primo trauma se ne aggiunge un altro: quei pochi affetti o legami sociali ricostruiti (o lo stesso coniuge) vengono, in modo coatto, di nuovo troncati per essere “deportati”, quando va bene, a chilometri di distanza in una dimora che, nella massima parte dei casi, sarà anche l’ultima.

Il sindacato dei pensionati della Cisl proponeva che il rilascio delle nuove autorizzazioni per la realizzazione delle case di riposo fosse subordinato alla realizzazione di moduli dotati di attrezzature e personale idoneo per assistere gli anziani che, entrati nella casa da autosufficienti, avessero perso successivamente la propria autonomia. Un piccolo sollievo fra tanti dolori. Sentimenti, dignità perché anche di questo trattasi: rispetto della persona che, anche da vecchia e malata, deve essere riconosciuto. Si invocava la continuità assistenziale anche per l’ultimo e più tragico percorso della vita, ma è stato risposto picche, in nome di principi e motivazioni ai più incomprensibili. Tutto questo nonostante altri soggetti politici o istituzionali presenti alla riunione avessero invocato anch’essi l’esigenza di assicurare l’offerta di assistenza laddove era iniziata.
La Fnp Cisl, nonostante questi muri di incomprensioni eretti anche in nome di rigidità istituzionali, continuerà a battersi perché anche le cose più ovvie non diventino quelle più difficili e trovino una adeguata soluzione.
 

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