All'indomani della giornata internazionale dell'aborto sicuro, la rete Umbra 2020 chiede alla Presidente Tesei e ai Direttori degli Ospedali di Perugia e Terni risposte: Perché nei due principali Ospedali Umbri non si somministra la RU486?  Qual è la percentuale dei medici obiettori all'interno di tutte le strutture ospedaliere umbre?  Perché la contraccezione in Umbria non è gratuita come previsto dalla L.194/78.

E' arrivato il tempo delle risposte. Ad un anno esatto di distanza dalla nostra precedente richiesta, inviamo la presente per chiederVi nuovamente, vista la mancata risposta, le ragioni per cui negli Ospedali di Terni e Perugia, punto di riferimento per gran parte della popolazione residente in Umbria, non si è mai iniziata la somministrazione dei medicinali per l’aborto farmacologico.
Già nel 2010, ben 11 anni fa, si sarebbe potuta iniziare tale procedura, ma si è deciso di non farlo.
Il 2 dicembre 2020 - con delibera n. 1173 – sono state finalmente recepite dalla Regione Umbria le nuove Linee di Indirizzo del Ministero, ma nonostante tale adeguamento la Rete non comprende quali siano gli ostacoli che impediscano ancora oggi la somministrazione della RU486 e del Misoprostolo negli Ospedali di Perugia e Terni, oltre che nei Consultori, come avviene invece nella Regione Lazio. 
Conosciamo molte storie di donne che avrebbero preferito restare in Umbria e che invece sono state costrette a spostarsi fuori regione o in altre sedi ospedaliere difficili da raggiungere, per poter interrompere una gravidanza con il metodo farmacologico, con tutte le diffcoltà del caso, richiedendo la procedura almeno due o tre accessi. A ciò si aggiunga che l’Ospedale di Terni neanche effettua più, da oltre un anno l'IVG chirurgica!

Gli specializzandi/e in ostetricia e i medici in formazione non possono così apprendere le procedure farmacologiche utili anche per aborti spontanei e di conseguenza non studieranno le più moderne tecniche per le interruzioni di gravidanza, come  riconosciuto dalla SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) oltre che dall’OMS . Queste andrebbero invece necessariamente privilegiate, specie in epoca COVID, perchè meno invasive e praticabili ormai per legge , anche nei  Consultori.
Chiediamo, quindi, che gli Ospedali della Regione Umbria si adeguino in tempi rapidi per organizzare e garantire a tutte le donne il servizio di IVG con il metodo farmacologico.
Riteniamo oltraggioso che si obblighino ancora oggi le donne a dover subire tecniche invasive e pericolose per la salute riproduttiva in Cliniche Ostetriche che invece dovrebbero fornire il miglior livello di cure alle cittadine che vi si rivolgono, oltretutto con un pesante aggravio di costi per l’erario. La Corte dei Conti potrebbe, su nostra sollecitazione, chiedervene conto.

Chiediamo infine di sapere, come nostro diritto, quanti sono i medici e altro personale sanitario, che all'interno delle strutture sanitarie pubbliche dell'Umbria hanno scelto l'obiezione di coscienza rispetto alle IVG. Vogliamo essere aggiornate sulla situazione per poter intervenire prontamente nel caso tale numero impedisse di garantire il diritto delle donne di ricorrere all'IVG nei tempi previsti dalla legge e in sicurezza. 
Infine chiediamo la piena applicazione della legge 194 e la possibilità di avere la contraccezione gratuita per tutte le persone che vivono in Umbria.
RU2020 - Rete Umbra per l'Autodeterminazione
 

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