di NB

PERUGIA - Siringhe sì, siringhe no. Meglio venderle oppure no nelle farmacie comunali di Perugia? L'interrogativo ha fatto capolino in IV Commissione a Palazzo dei Priori dove si sta facendo una revisione del regolamento di Polizia Urbana. Dopo averci provato con gli accattoni e lavavetri, il Pdl ha messo sul piatto della bilancia l'opportunità di non vendere siringhe con distributori e in caso di orari notturni a persone chiaramente tossicodipendenti. 

"Il divieto di vendita di siringhe singole contribuisce a disincentivare il fenomeno della droga, pur essendo consapevole che una simile disposizione non risolve definitivamente e alla radice il problema”: ha spiegato il consigliere del Pdl Emanuele Prisco. La teoria però è stata ampiamente ribaltata dagli uomini della maggioranza di centrosinistra che non hanno intenzione di trovare su questo punto una mediazione. Anche perchè c'è il rischio che proibendo di peggiorare il contagio delle malattie.

Tommaso Bori, consigliere del Pd,  si è detto contrario all’articolo proposto dalla destra: "Perché si rischia di ottenere l’effetto contrario: di incentivare lo scambio delle siringhe, aumentando il contagio dell’Aids e di altre malattie. Si crea un danno sociale vendendo solo siringhe in pacchi, anche perché la diffusione dell’Aids è legata al 65% al contagio tramite siringa”.

Contrario anche il capogruppo del Prc Pampanelli occorre intervenire sul “sistema” e “capire cosa accade oggi a Perugia e come contrastare il fenomeno. Perugia è crocevia del traffico di droga, non solo per motivi geografici, ma per una intromissione della criminalità organizzata nella vita quotidiana della nostra regione. Quindi non solo sul controllo della droga, ma anche nelle attività commerciali”.

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