Di Ciuenlai –  I presunti e mai confermati incontri tra il vecchio e il nuovo segretario del Pd umbro potrebbero aver partorito, oltre che utili convergenze sulla gestione delle recenti amministrative , anche il nome di Sauro Cristofani, come  segretario dei democratici perugini. Risulta infatti strano che un tipo come Bori proponga un personaggio che non ha mai fatto mistero, in questi mesi ,di non gradire le modalità di gestione del giovane “Tommaso” e di aver , fino a pochi giorni fa, caldeggiato la candidatura di Marco Hromis, il segretario del circolo di San Sisto , visto come “fumo negli occhi”  e collocato nella vetrina degli “impresentabili” da parte del numero uno del Pd regionale. 

Sarà bene fare un po' di storia su questa vicenda , altrimenti certi passaggi risultano di difficile comprensione, per un pubblico poco avvezzo agli strani affari della politica.  Il congresso del Pd di Perugia è stato tenuto “in ghiaccio” per diversi mesi. La ragione era semplice. Nel capoluogo “l’imperatore” Bori non ha la maggioranza e il rischio di andare sotto a casa propria era grande. Si è comunque iniziato, come sempre, con i veti e le contrapposizioni. Bori, “facendo uno sforzo di fantasia”, ha messo sul tavolo l’immancabile Sarah Bistocchi, gli altri hanno  contrapposto  Hromis, una persona particolarmente attiva nel campo dell’associazionismo e del volontariato.

Un candidato “pericolosissimo”, soprattutto per le idee che esprimeva assieme a coloro che lo sostenevano. Diversissime da quelle dell’attuale dirigenza, su progetti e  programmi per la città, e sull’organizzazione del partito. Tutte cose non solo dette ma anche scritte, perchè contenute in un documento, attualmente in discussione in alcuni circoli cittadini, che parte da un giudizio negativo sull’opposizione del Pd in Regione e nel Comune di Perugia. Fare Hromis segretario era quindi per Bori come accettare una sentenza di condanna. 

Per disinnescare la bomba  Il “capo” dei democratici di casa nostra  avrebbe cominciato a prendere in esame un’ipotesi di mediazione con la controparte,mestiere per il  quale non pare essere troppo portato. La proposta messa sul tavolo sarebbe stata facciamo Hromris all’inizio e la Bistocchi alla fine. Già ma l’inizio vuol dire rogne e la fine invece formazione delle liste.  Cosa per cui il tentativo di accordo è morto sul nascere. Ecco perché una proposta “intelligente” e capace di togliere le castagne dal fuoco come Cristofani sembra suggerita da chi di accordi tra diverse fazioni di partito se ne intende.

Una proposta che oltre mettere d’accordo tutti o quasi, risponderebbe anche alle sollecitazioni che sarebbero pervenute dalla Direzione Nazionale del partito e tese ad istaurare un clima meno rissoso e più aperto nel partito umbro. Proporre uno  non scelto tra le file dei  "fedelissimi” e, per di più,  antico sostenitore  dell’attuale n.1 del Pd,  è sicuramente il modo più efficace per convincere Letta che le cose da noi stanno cambiando. Insomma siamo all’ennesimo “siano tornati” (ogni riferimento a democristiani e affini è puramente casuale).   

Ah volevate sapere delle novità sul candidato sindaco di questa parte. Posso dirvi che spuntano intrecci “pericolosi” e clamorosi;  tutti in salsa “bipartisan” . Ma s’è fatto tardi e  ne parleremo un’altra volta.

P.S. – UNA SCELTA OBBLIGATA  PER UN PD CONSERVATORE E PRIVO DI GIOVANI EMERGENTI -  Diranno che hanno scelto un “vecchio” che sono incapaci di rinnovarsi, che sono dominati dai democristiani. Cose, meno quella del vecchio,  in gran parte vere. Ma, premesso che il Pd deve smetterla di presentarsi come una forza politica di sinistra e non per quello che è e cioè una struttura conservatrice, è invece, in questo quadro, una scelta oculata. Avendo avuto paura della unica vera novità sulla piazza (Hromis), scegliere un Esponente di lungo corso, con esperienze amministrative importanti (è stato assessore provinciale e comunale di Pg) e di partito (è salito fino alla segreteria regionale del Pd) è un atto di buon senso. In mancanza di materiale “rotabile” efficiente, in un partito pieno di “portaborse” , virare su un uomo di esperienza è saggio, come chi l’ha pensato (del quale non si può fare il nome, ma che ormai i più chiamano “il segretario emerito”  come il secondo Papa).

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