di Renato Casaioli

 

Panicale - Antonio Gallo, alle spalle dieci anni di assessorato alle opere pubbliche, attraversa il Rubicone e si candida per le primarie del PD. “L’ho fo – afferma -  un po’ per provocare, ma anche perché sono convinto di aver raggiunto una tale esperienza, che ora mi può permettere di assumermi delle responsabilità più grandi”. Il termine per presentare le candidature alle primarie che si terranno il 2 marzo,  scade giovedì 13 e al momento la sua risulta essere l’unica candidatura.

L’incarico ricoperto fino a oggi, è uno di quei assessorati pesanti, come si dice in gergo. Tanto più ponderosi se si tiene conto del periodo che ha ricoperto l’incarico, certamente tra i più tribolati che la storia della democrazia repubblicana ricordi. Le opere pubbliche, in nome di una ideologia liberista, sottolinea, che ha fatto delle recessione il suo credo, sono state messe sul banco degli imputati. “Sono state considerate le sole responsabili del disastro finanziario dei bilanci degli stati.

Al pari dello Stato sociale, che infatti, è stato pressoché cancellato soprattutto in Italia”. Dieci anni vissuti “pericolosamente” verrebbe da parafrasare un celebre film. Si perché mentre quella ideologia smontava gli investimenti pubblici, lui è riuscito a realizzare molte opere utili alla propria collettività, direttamente gestite dal comune o come nel caso della variante Anas e altre opere, guidate dalla regione e dall’ente stradale. Ha saputo con caparbietà, aggirarsi nei meandri degli uffici, tra burocrazie inestricabili, leggi farraginose e trovare sempre le somme necessarie per raggiungere una buona parte degli obbiettivi che si era posto.

“E – chiosa - senza mai incorrere in uno scandalo”. Un record davvero, vista la cronaca giudiziaria che quotidianamente avvolge l’agire della politica istituzionale. Insomma assessore, a quanto ammontano gli investimenti da lei impegnati in tutto questo’ arco di anni? “Quindici milioni di euro, ai quali vanno aggiunti altri due capitoli di spesa: primo i 3 milioni di euro che stanno per essere spesi in altre varie opere pubbliche, prima fra tutte il nuovo depuratore a Tavernelle e il piano di recupero PUC, che prevalentemente cadrà nel centro storico di Tavernelle.

Investimenti per altri tre milioni di euro”. Prospettive serie quindi, ma Gallo non nasconde la grande preoccupazione per lo smantellamento di quel distretto industriale che è stata la Val Nestore in questi ultimi quarant’anni. Oltre mille posti di lavoro qualificati e ben retribuiti, sono andati in fumo negli ultimi cinque anni. Una debacle dentro un quadro che vede tutta una serie di altre aziende industriali minori, artigianali in forte affanno, che ha riportato la Val Nestore ai primi anni del dopoguerra. In questo contesto spicca l’investimento di sei milioni di euro, che la vetreria VCP, sta facendo.

“Quell’investimento – sottolinea – al momento è la sola cosa che ci fa sperare. Vuol dire che il sito produttivo che attualmente occupa oltre trecento soci, si rafforza, che non verrà delocalizzato, com’è avvenuto per la CISA”.  Dunque assessore, quale strategia bisogna mettere in atto per riportare una presenza significativa del manifatturiero industriale?

“Non sarò facile, ma l’unica strada che dobbiamo seguitare a percorrere, è quella degli investimenti infrastrutturali. La variante è solo un primo atto. Ora bisognerà che si sblocchino definitivamente i cantieri per dare inizio ai lavori di ammodernamento del vecchio tracciato della Pievaiola. Sono dieci milioni e mezzo di investimenti. Ma la partita si giocherà tutto sul progetto che dovrà portare la Val Nestore, questa parte del  territorio di Perugia, a collegarsi in modo efficiente con la Regione Toscana, con il nodo infrastrutturale che ruota intorno a Chiusi. Solo così potremmo presentarci come territorio sul mercato degli investimenti industriali. Chi dice il contrario, gli avversari della variante, sono solo venditori di fumo dai quali invito i cittadini a stare alla larga”.

Che fine ha fatto la realizzazione del Polo Industriale d’Eccellenza, nell’area ex Enel? “Bisogna riprendere in mano la questione. Su quell’area si gioca il futuro industriale e occupazionale delle nostre popolazioni. Gli assestamenti istituzionali che sono in corso, non possono rappresentare un alibi per nessuno. In primo luogo per la Regione, che deve dire in modo chiaro e definitivo cosa intende fare di quel sito industriale. Altrimenti saranno 6 milioni di euro buttati via”. L’altra questione che oramai è all’ordine del giorno, è il riassetto territoriale, comune unico per la Val Netore. “Si oramai sono maturi i tempi per andare a un superamento degli attuali  assetti istituzionali. Tre comuni per amministrare un unico territorio, non hanno   più ragione di esistere. Se sarò eletto sindaco, mi adopererò perché si arrivi ad un’unica entità amministrativa”.

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