L'attacco all'articolo 18 non è che l'emblema di una politica economica del governo sbagliata iniqua e inefficace a risolvere i problemi che la crisi produce.

C'è la necessità di fare chiarezza su alcuni punti che  un dibattito pubblico a una sola voce tende a tralasciare   dipingendo i sindacati, la CGIL in particolare, come soggetti della conservazione, se non come i principali responsabili del peggioramento delle condizioni del mondo del lavoro.

Saremo in piazza per chiedere cambiamenti nella politica economica del Paese e per affrontarne le vere emergenze: precarietà, disoccupazione dilagante, intollerabili tassi di evasione e corruzione.

Chiediamo un piano straordinario per l’occupazione, un piano del lavoro per l’Italia e che sia in grado di dare risposte alle centinaia di vertenze dell’Umbria a partire dall'AST di Terni, un fisco giusto, una vera riforma della pubblica amministrazione.

Per fare tutto ciò la riforma del mercato del lavoro non solo non è la priorità. 

Di cosa si discute nei fatti?

L’ennesimo attacco allo statuto dei lavoratori e all’art. 18, limitazione della contrattazione collettiva, rivisitazione del sistema degli ammortizzatori sociali in un’ottica di riduzione delle coperture. Senza nessuna certezza su come si intendono garantire a tutto il mondo del lavoro le tutele universali (malattie, infortuni, maternità) e su come si intendono ridurre le tipologie di assunzione che hanno ormai reso il mercato del lavoro una vera giungla.

Questa sarebbe la ricetta moderna di Renzi?

In realtà altro non è che la riproposizione di vecchie ricette neo liberiste (cavallo di battaglia di tutti i governi di destra degli ultimi 20 anni) che hanno dimostrato nei fatti la loro inefficacia, che in buona sostanza prevedono che la competitività dell'impresa la si debba giocare tutta attraverso una concreta riduzione del costo del lavoro (salario diritti e tutele). Il Presidente del Consiglio ci accusa di essere rimasti legati alla cultura del novecento, ma Lui esplica la sua modernità solo nel linguaggo (con l'uso esasperato e a volte maldestro di inglesismi) la realtà è che il  modello di relazioni industriali che propone  ci riporta diritti alla fine dell'ottocento.

E a Renzi che grida ai 4 venti “dove era il sindacato” quando si sono fatte le scelte di precarizzazione del mercato del lavoro, rispondiamo che noi eravamo nelle piazze e nei luoghi di lavoro a fianco dei lavoratori. Piuttosto Lui dov'era? Il suo partito  dov'era? E dove era il suo alleato per le riforme Silvio Berlusconi?

NON E’ ATTACCANDO I DIRITTI E RIDUCENDO LE TUTELE CHE SI CREA OCCUPAZIONE; SE ANCORA QUALCUNO CE LO RACCONTA CI STA PRENDENDO IN GIRO.

Chiediamo che la svolta del nostro Paese parta dalla libertà e dall’eguaglianza del lavoro.

Queste sono le ragioni che portano la CGIL a scendere in piazza il prossimo 25 ottobre.

 Abbiamo 125mila umbri in grave sofferenza per le questioni collegate al lavoro (51mila disoccupati, 23mila cassintegrati,  oltre 26mila lavoratori estremamente precari), attendono risposte che siano inclusive e reali.

Saremo a Roma per il cambiamento. Contro chi pensa per “ragioni di uguaglianza” di renderci tutti precari 

Lavoro, dignità, uguaglianza non sono vaghe parole d’ordine, sono il motore del cambiamento.

Il cambiamento che la CGIL vuole contribuire a costruire.

Non ci sottrarremo certo al confronto, ma non rinunceremo a manifestare di fronte a proposte che riteniamo inadeguate se non dannose, arrivando sino allo sciopero generale.

Per spiegare le nostre posizioni a tutti i cittadini, lavoratori, pensionati, studenti, disoccupati, oltre alle consuete assemblee nei luoghi di lavoro realizzeremo una campagna di volantinaggi nei mercati delle principali città; campagna che ha avuto inizio Sabato 11 da Città della Pieve e che toccherà nei prossimi giorni Castiglione del Lago, Magione, Marsciano, Passignano sul Trasimeno, Tavernelle e Todi.

 

Mauro Moriconi

CGIL Perugia

Resp. Zona Lago Trasimeno Media Valle del Tevere

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