di Elio Clero Bertoldi
PERUGIA - Dovrebbe essere guardato e giudicato, almeno inizialmente, con benevolenza  quanto meno perché perugino doc (in una società di "stranieri") e giovane e, non ultimo, perché avrà a che fare con un presidente come Santopadre: invece, Jacopo Giugliarelli si avvicina, in avvio di impegno, già ferito e sanguinante come un derelitto San Sebastiano trafitto dalle frecce degli arcieri, prima ancora di cominciare il suo lavoro di direttore sportivo. 
Eppure le sue origini autoctone e l'età verde (ci si è dimenticati del "largo ai giovani"?) dovrebbero suscitare, quanto meno, un minimo di pazienza nelle valutazioni che, al contrario, suonano trancianti, immotivate (al momento) e pertanto profondamente ingiuste. I pre-giudizi risultano duri da scalfire, specie se coloro che li confezionano si basano sul nulla, cioè sulla mancanza di esperienza, sul curriculum scarso o inesistente, sulla lettura del web dove, a digitare le sue generalità, non vengono fuori citazioni di sorta.
Sembra di tornare indietro negli anni quando un "certo" Ilario Castagner venne prelevato dalla Primavera dell'Atalanta e un anonimo Silvano Ramaccioni poteva vantare appena l'attività tra i dilettanti e l'aver gestito la segreteria del Cesena. In molti scuotevano la testa al suono dei loro nomi: l'uno (allenatore) e l'altro (direttore sportivo), dal poco che potevano esibire agli esordi, hanno scalato le vette del calcio nazionale ed internazionale.
Oppure, più vicini a noi nel tempo, Walter Alfredo Novellino, pescato dalle giovanili biancorosse (e salito sul podio dei pluri-vincitori della serie B) o, ancora, Serse Cosmi, anche lui "sbarbatello" e proveniente dalla C, lanciato in serie A, dove ha sfondato e Roberto Goretti, senza passato, se non da calciatore, diventato la "fortuna" del Perugia (per la scoperta di belle promesse e delle conseguenti cospicue plusvalenze).
Semplici richiami alla memoria che dovrebbero scuotere i tifosi e gli osservatori a valutare con un minimo di credito e di empatia un "novellino" di casa nostra, che si cimenta in una professione difficile, certo, nella quale, come molti, potrebbe fallire, ma anche, come tanti altri, potrebbe costruire la propria e l'altrui (a cominciare dai colori biancorossi) fortuna.
Buon lavoro e "ad maiora", Jacopo Giugliarelli. 

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