L’associazione Sinistra Lavoro Umbria aderisce alla manifestazione per il sostegno al “no” al referendum greco, indetta dal comitato “Amici umbri del popolo greco”. L’iniziativa si svolgerà a Perugia, in Piazza 4 novembre, il prossimo venerdì 3 luglio alle ore 18.00.
Contrariamente a quanto afferma Matteo Renzi, domenica i greci non saranno chiamati a scegliere tra l’Euro e la Dracma, perché il governo greco non ha nessuna intenzione di uscire dall’eurozona.
L’oggetto della consultazione è, in primo luogo e finalmente, quello di dare agli europei e ai greci la possibilità di dire la loro in materia di politica economica e finanziaria. In secondo luogo, il referendum di domenica si pone l’obiettivo di imporre all’Europa una discussione vera, che fino ad ora non c’è stata.
Tsipras pone una questione primaria, sia di metodo che di merito: decida il popolo e si contrastino le politiche di austerità imposte dalla troika (Commissione Europea e Fondo Monetario Internazionale) che hanno prodotto solo disastri economici ed umanitari, alimentando recessione, disoccupazione, riduzione dei diritti sociali e penalizzando, principalmente, i paesi del sud Europa.

L’associazione Sinistra Lavoro Umbria, condivide e difende la scelta del governo Tsipras, che ha indetto il referendum per tornare alla natura democratica dell’Unione Europea, alternativa ad una Europa dominata dai poteri oligarchici, speculatori e tecnocratici.
Il referendum di domenica ad Atene, tuttavia, sarà anche influenzato dalle informazioni a senso unico imposte dai poteri forti europei, che ci raccontano una Grecia diversa da come essa è in realtà. I dipendenti pubblici greci, ad esempio, sono in proporzione la metà di quelli della Germania, contrariamente a quanto afferma la propaganda della Merkel. È bene sapere, inoltre, che la media degli anni di lavoro in Grecia è superiore a quella dell’Unione Europea e la spesa per le pensioni, sempre proporzionalmente alle dimensioni del Paese ellenico, è la metà di quella francese e un quarto di quella tedesca.
Si continua a ripetere che la Grecia deve fare “riforme strutturali”, imposte dal Fondo Monetario Internazionale, tacendo però sul fatto che queste tanto invocate riforme sono sempre e ancora quelle che servono a far pagare gli effetti della crisi ai lavoratori e alle classi sociali più deboli, per salvare e continuare ad arricchire le banche e i grandi speculatori finanziari.

Vogliono piegare la Grecia per piegare al loro volere tutti i popoli d’Europa. La vittoria del “no”, al contrario, potrà significare la possibilità che resti aperta l’opzione di lottare per un’altra Europa, quella dei popoli, dei diritti sociali e della democrazia.
 

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