PERUGIA - "Per quanto mi riguarda esprimo solidarieta' ai pm Comodi e Mignini per aver svolto il proprio lavoro a testa alta, da persone libere e senza sudditanze": e' quanto ha affermato il consigliere regionale Andrea Lignani Marchesani (Fdi) in merito alla sentenza sull'omicidio Kercher.

Il consigliere - riferisce una nota della Regione – chiede "se le reazioni iraconde e prive di senso da parte di importanti istituzioni e della politica ci sarebbero state anche in caso di condanna degli imputati. Cosa vuol dire, infatti - continua - 'chi risarcira' Perugia?'".
Lignani Marchesani - prosegue la nota - ricorda che "le istituzioni, all'indomani dell'avvio del procedimento penale, avevano avuto la possibilita' di costituirsi parte civile, cosa che si sono ben guardate dal fare per non urtare poteri forti e Stati di cui l'Italia dimostra di essere suddita e non alleata.

A prescindere dalle sentenze (che si devono rispettare, anche se lo Stato italiano non sempre lo ha fatto) e' di tutta evidenza  - prosegue - che una sentenza di condanna avrebbe messo in crisi le relazioni tra Italia e Stati Uniti e messo in difficolta' la scalata alla Casa Bianca di Hillary Clinton, che come si ricordera' non era rimasta indifferente ai precedenti gradi di giudizio".

Secondo il consigliere regionale, "non occorre essere matematici per affermare che, tra tutti i giudici che si sono pronunciati sul caso, oltre il 75 per cento ha affermato la colpevolezza degli imputati. Oggi, in maniera trasversale, di fatto quasi si vuol mettere sul banco degli imputati i pubblici ministeri di Perugia, come se Meredith fosse, paradossalmente, stata uccisa da questi ultimi e non da coloro che, per verita' processuale, erano insieme all'unico condannato per questa vicenda. Prima di eruttare giudizi si dovrebbero aspettare
perlomeno le motivazioni della sentenza".

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Ci si permetta di obiettare al consigliere Lignani Marchesani, che a nostro parere fa elegantemente finta di non capire, che la domanda “Chi risarcirà Perugia?”, spontaneamente formulata da molti osservatori, politici e non, non  era certamente diretta ai magistrati che si sono pronunciati sulla vicenda, bensì a quanti hanno concorso a montare, per fini squisitamente politico-elettorali, una campagna giornalistica di diffamazione di una città che non ha precedenti nella storia del nostro Paese.

Per lungo tempo le forze politiche della destra, avvalendosi dell'opera di compiacenti conduttori di rubriche televisive assai seguite, hanno sparso veleno a piene mani su una Città ed una Università che sono state descritte nei termini più orrendi: moderne ed incontrollabili Sodoma e Gomorra dove tutte le perversioni erano possibili. E Perugia ed il suo Ateneo hanno sofferto danni pesantissimi da questa operazione così spregiudicata che in particolar modo la parte politica del consigliere Lignani Marchesani ha contribuito a portare avanti. Quindi solidarietà, certo, ai magistrati, che comunque nessuno si è sognato di chiamare in causa, ma resta pienamente legittima la domanda: “Chi risarcirà Perugia?”.

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