PERUGIA - ''Troppo spesso i mass media comunicano a folle di persone cio' che devono mangiare e indossare, le mode e i modi della vita. Manca una voce che indichi la rotta, il senso della vita, che interpelli sui cosiddetti valori ultimi'': e' quanto afferma l'arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, delegato della Conferenza episcopale umbra per la cultura e le comunicazioni sociali, nell'articolo pubblicato da settimanale La Voce in occasione della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che la Chiesa celebra il 5 giugno.

''Il mondo della comunicazione - scrive monsignor Boccardo - richiede in chi lo accosta un grado sufficiente di conoscenza. Entrarvi non significa dismettere la propria identita'. Non e' possibile comunicare senza avere un'attrezzatura culturale, senza avere una capacita' di ascolto nel senso pieno del termine. Fortunatamente oggi esistono programmi televisivi e radiofonici, articoli di giornali cartacei e on-line di qualita', anche se bisogna riconoscere che ormai i mezzi di comunicazione hanno di molto guastato il palato morale, estetico e umano dei loro fruitori. Ecco, la comunita' ecclesiale deve puntare proprio a quella resipiscenza di fondo, a quel cuore di intelligenza e di umanita' che permane nell'ascoltatore, nel lettore e nell'internauta per offrire il suo messaggio. Pastori e fedeli devono puntare verso un ulteriore impegno personale ed ecclesiale nella comunicazione''.

Boccardo indica ''il ruolo del cristiano'' in questo settore: ''in mezzo al brusio incessante della comunicazione informatica, alla chiacchiera e al vaniloquio televisivo e giornalistico, al rumore assordante della pubblicita', deve sempre saper ritagliare uno spazio di silenzio che sia la somma di parole profonde e non mero silenzio, cioe' assenza di suono''.
 

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