Elio Clero Bertoldi
 

PERUGIA - Fosse nata non nel 1400, o giù di lì, ma seicento anni più tardi, Matteuccia di Francesco di Ripabianca, incolpata di essere non solo pubblica incantatrice, donna di malaffare, prostituta e quant'altro, ma anche strega e assassina di bambini e per questo condannata al rogo, se la sarebbe cavata alla grande. La "revisione" del processo - il primo fu celebrato a Todi nel 1428 dal tribunale dei malefici (capitano del popolo Lorenzo De Surdis, notaio e cancelliere Novello Scuderij da Vassano) e vide la poveretta bruciata su rogo  ("affinché non potesse mai più gloriarsi della sua malizia e iniquità") - organizzata dall'Accademia del Donca (con Sandro Allegrini, questa volta, nei panni di regista e sceneggiatore, apprezzatissimo anche in questo campo) nella suggestiva Sala dei Notari, ha portato il "tribunale speciale del Donca", presieduto dal magistrato emerito Alberto Bellocchi (giudici Claudia Minciotti, Leonardo Belardi, Mila Breccolenti, Daniela Lilli, Franco Giampaoli), a pronunciare il verdetto di assoluzione. La ricostruzione offerta ad un pubblico strabocchevole, anche in piedi, ha visto sfilare sulla scena attori in gambissima (tutti) e professionisti di vaglia, come l'accusatore (il sostituto procuratore generale Giuliano Mignini) e il difensore (avvocato Giampiero Mirabassi) e il giudice relatore (la storica Claudia Minciotti, che ha inquadrato la vicenda con un intervento introduttivo).

La "pièce", tra l'altro, é caduta - guarda il caso -  nella giornata mondiale dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne e per questo ha goduto di maggiore significato e spessore culturale.

Il ruolo della strega - in realtà produttrice di unguenti e pozioni, tra i quali una sorta di "viagra" ante-litteram in grado di far "infuriare" sessualmente per diversi giorni l'amato - é stato affidato a Floriana La Rocca, superba e calata perfettamente nel ruolo non solo nella parte recitata (é attrice e cantante di professione), ma anche in quella mimica, quando cioè, seduta su una sedia coi polsi legati e sotto la scorta di due nerboruti armigeri (Giuliano Raschi e Giulio Bartolucci), ascoltava le deposizioni dei testi dell'accusa, sottolineando a gesti e con movimenti scomposti, come si addice ad una innocente e ribelle, la sua contrarietà e la sua vibrante protesta ad una incolpazione ingiusta e inquinata di pregiudizi.

Alcuni testimoni (ecco l'elenco completo: Fra' Giacomo Paris, Valentina Chiatti, Leandro Corbucci, Monica Arlotta, Nando Piselli, Fausta Bennati, Gian Franco Zampetti, Mariella Chiarini, Franco Piazzoli) hanno declamato, alcuni pure in costume d'epoca, in dialetto perugino, con un taglio popolano, che ha incontrato il pieno gradimento della platea. In sala anche l'avvocato Luisa Mammoli, figlia dell'avvocato Domenico che, dopo la scoperta della pergamena con il processo a Matteuccia nell'Archivio Comunale di Todi (dove é custodito), pubblicò, nel 1969, un interessante volume con testo originale e traduzione a fronte.
Insomma un pomeriggio di quelli da ricordare.

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