Si è svolto nell’ambito di Ecomondo, la fiera per la transizione ecologica in corso a Rimini, un interessante evento promosso dalla Regione Umbria con l’obiettivo di lanciare un appello al Governo, per far divenire la bioeconomia circolare un settore concretamente strategico per il nostro Paese. 

   L’incontro, intitolato “Il Manifesto per la bioeconomia circolare dall’Umbria per l’Italia”, ha visto la partecipazione delle istituzioni regionali, di imprese leader nel settore delle bioplastiche e di esperti di bioeconomia che, insieme alla giornalista Rai Maria Soave, hanno dibattuto sulle problematiche che ancora incidono negativamente sullo sviluppo di questo settore e sulle possibili soluzioni. 

   La Regione Umbria, da sempre riconosciuta cuore verde d’Italia per il suo patrimonio naturale, si è presentata per la prima volta con un proprio stand ad Ecomondo e lo ha fatto in una veste completamente nuova. Una Regione che ha l’ambizione di divenire un “laboratorio a cielo aperto”, un luogo dove si possano sperimentare concretamente nuovi paradigmi di sviluppo e in cui, sfruttando anche la dimensione territoriale limitata, si consolidi un ecosistema innovativo di bioeconomia circolare, in cui attraverso la collaborazione tra player differenti il “cerchio” si chiuda davvero. 

   In questa cornice rientra anche il Manifesto della bioeconomia circolare. Un manifesto nato dalla collaborazione tra la Regione Umbria e un leader nel settore delle bioplastiche, come Novamont. Un appello al nuovo Governo basato su cinque punti principali che, a partire da Ecomondo, sarà oggetto di confronto con i vari soggetti interessati, per arrivare a una versione definitiva a fine gennaio 2023. Questa verrà poi sottoposta al Governo e discussa in una grande convention che si terrà in Umbria ad aprile.  

   Dignità autonoma ed economica alla bioeconomia circolare, misure che incentivino l’integrazione tra filiere agricole e industriali, politiche che valorizzino l’alto livello di innovazione del settore, lotta alla illegalità e al dumping internazionale, promozione del modello italiano quale best practise europea, rafforzamento delle competenze specialistiche e della consapevolezza della popolazione della bioeconomia circolare. Questi sono solo i primi punti di un manifesto che si pone, appunto, l’obiettivo di rendere la bioeconomia circolare settore strategico e driver di competitività per l’economia nazionale. 

  Protagonista del Manifesto è anche Novamont, il cui amministratore delegato Catia Bastioli, presente all’evento, ha sottolineato che “Come riportato dal Rapporto Green Italy 2022, la bioeconomia circolare ha già dimostrato che è possibile rilanciare la sostenibilità Europea dal punto di vista economico, ambientale e sociale, accelerando la transizione ecologica e potenziando la nostra autonomia e le nostre filiere. L’Italia in questo settore è leader con un’industria prima al mondo in grado di produrre bioprodotti, bioenergia, e sfruttare residui e by-products, e con l’agricoltura tra le più sostenibili d’Europa. Una serie di incoerenze nel quadro legislativo europeo che non riconoscono il valore strategico di questo settore, rischia però di vanificare gli ingenti investimenti pubblici e privati che sono stati fatti negli anni. La sfida è quella di non sprecare ciò che abbiamo costruito finora e trasformare questa multi-crisi senza precedenti in un’opportunità di rigenerazione per l’Umbria e per il nostro Paese”.

   L’evento, primo di una serie di incontri che si svolgeranno nello stand della Regione denominato “Umbria Sustainability Valley”, è stato organizzato in collaborazione con Sviluppumbria.  “È motivo di orgoglio per l’Agenzia per lo sviluppo economico della Regione Umbria, che per mission sostiene  le imprese anche nelle loro traiettorie di innovazione, trasferimento tecnologico e transizione ecologica, avere contributo alla realizzazione dello stand istituzionale con cui la Regione Umbria partecipa per la prima volta a Ecomondo - ha dichiarato Michela Sciurpa, Amministratore Unico di Sviluppumbria -  Abbiamo lavorato coinvolgendo  e coordinando i diversi protagonisti dei progetti, le competenze accademiche e le aziende strategiche per il rafforzamento della filiera delle bioplastiche.

 

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