Leopolda passarella per lavoro tra "padroni" (dentro) e operai (fuori)

di Isabella Pucci (ANSA)
FIRENZE - Rumorosi fuori dai cancelli e colorati in platea: nella giornata conclusiva della Leopolda, i lavoratori si sono presi una parte della scena. Un nutrito gruppo e' arrivato in pullman da Terni, si e' radunato dietro lo striscione 'Non ci stiamo. No allo smantellamento delle acciaierie'; altri invece, come i dipendenti di Meridiana e di Esaote, hanno preferito entrare nei locali della vecchia stazione alla spicciolata e poi, una volta in platea, infilarsi vistose magliette rosse, molte con la scritta 'io sono un esubero'.
Se ne tornano a casa, dopo aver incassato un incontro con il premier, i lavoratori umbri della ThyssenKrupp, piu' di 500 persone su cui pesa il rischio di licenziamento. Nella delegazione che si reca al faccia a faccia anche Emilio Trotti della Fim-Cisl: Renzi lo riconosce, e' lui che durante uno sciopero aveva gridato al premier "Vieni a sentire la puzza di fabbrica". E' lui che posta su facebook la foto dell'incontro con Renzi. Ed e' lo stesso operaio delle acciaierie che, all'uscita, armato di megafono spiega ai suoi colleghi l'esito del confronto: "Qualcosa abbiamo smosso", dice. "Renzi ha promesso di impegnarsi in prima persona", "Non sapeva che siamo in sciopero continuo e che quindi a novembre rischiamo di non prendere un euro".
Piu' tardi in assemblea a Terni i lavoratori ribadiranno che, nonostante li attenda un'altra settimana di sacrifici con ricadute preoccupanti anche sugli stipendi con gli scioperi, non sono disposti a mollare di una virgola e ribadiscono che l'impegno del premier "si deve tradurre in atti concreti".
"Ministero del Lavoro, dello Sviluppo e Palazzo Chigi sono in campo per muovere le cose", conferma il ministro Giuliano Poletti.
Sul palco della Leopolda, intanto, secondo la tabella di marcia pre-stabilita, prima dei ministri, sale il presidente dei giovani di Confindustria Marco Gay: "L'Italia - scandisce - e' qualita', eccellenza, far andare i nostri prodotti all'estero, promuovere il nostro patrimonio culturale troppo spesso abbandonato".
Insieme a lui si alternano al microfono per i quattro minuti di rito, come gia' accaduto nei giorni precedenti, altri imprenditori come Fabrizio di Amato presidente di Maire Tecnimont e Gianluigi Angelantoni, amministratore delegato di Angelantoni group, un forte impegno nell'innovazione tecnologica.
Rappresentanti di imprese, testimoni di un mondo cambiato, quel mondo dove "il posto fisso non c'e' più" come afferma il premier nel suo discorso conclusivo, dove, come ribadira' nel pomeriggio anche alla celebrazione per i 150 anni delle Officine Galileo a Campi Bisenzio, "non c'e' piu' posto per il piagnisteo", mentre "e' arrivato il momento di rimboccarsi le maniche". "Sara' bello capire se e' piu' di sinistra restare aggrappati alla nostalgia o provare a cambiare il futuro", sottolinea in un passaggio del suo intervento conclusivo il premier, riferendosi alla manifestazione della Cgil.
Alla kermesse renziana, reduce dalla manifestazione di Roma, come aveva annunciato, c'e' anche il segretario fiorentino della Fiom, Daniele Calosi. E' arrivato per intervenire, ma non ha inviato un intervento scritto ("E' prassi consolidata", spiega l'organizzazione) ed e' stato escluso dalla scaletta. Si lamenta e denuncia: "Non mi pare un luogo democratico. Forse cose cosi' accadono solo in Corea del Nord". Piu' tardi il premier lo trova alla Galileo, lo abbraccia e scherza. Ai fotografi dice: "Fate una foto adesso, cosi' gli rovinate la carriera". Lui non la prende bene: "Certo non mi ha fatto piacere...", commenta.

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