PERUGIA - “Legalità come bene comune”. E’ stato questo lo slogan alla base della manifestazione di Tolentino, che ha visto, nel 13 ottobre, una giornata ricca di avvenimenti. Dall’incontro dibattito su “ Le stragi, le indagini, gli arresti” in cui si è fatto il punto, cronachistico e giudiziario, della lotta alla mafia nei suoi recenti sviluppi. Passando per la mostra di Gaetano Porcasi che, alla presenza, tra gli altri, di Ferdinando Imposimato, Salvatore Borsellino, lo scrittore Gianni Palagonia, Sandro Chiaravallotti del Siap, il sindaco di Tolentino, Luciano Ruffini, il vicesindaco Alessandro Bruni e l’assessore alla cultura della Provincia di Perugia, Donatella Porzi, ha innestato una serie di interessanti riflessioni sulla realtà mafiosa, che può essere oggetto di riflessione giuridica, sociologica, ma anche della espressione artistica, come per il pittore siciliano, da anni impegnato nella denuncia dei fatti di mafia.

Culminando con la firma del protocollo d’intesa del progetto “lo Stato siamo noi”, tra il Comune di Tolentino e la Provincia di Perugia, finalizzato a realizzare iniziative socio- culturali volte a favorire la diffusione della legalità e della partecipazione democratica, soprattutto nel mondo della scuola. Un protocollo su cui hanno voluto apporre la propria firma anche Salvatore Borsellino ed il magistrato Ferdinando Imposimato. Un protocollo che nasce però, da un lungo percorso, iniziato nel 2010 dall’assessorato alla cultura della Provincia di Perugia, guidato da Donatella Porzi, proseguito con convegni in Sicilia, seguiti dalla firma di importanti protocolli con le Province di Palermo, Catania e Ragusa e il Comune di Sorrento.

Arricchito, infine, anche da significative manifestazioni culturali come “Battiti di legalità”, capaci di coinvolgere un gran numero di classi studentesche, sia nella fase di ideazione che in quelle di organizzazione e di discussione. Un progetto che, proprio nel pittore Gaetano Porcasi, ha avuto, sin dall’inizio, una sorta di mentore artistico e che proseguirà ancora, per costruire una rete democratica che, pur faticosa e lenta nella tessitura, possa in qualche modo funzionare da antidoto contro l’illegalità permanente e opprimente che grava sul nostro paese.

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