di Fabio Sebastiani

Commedia degli equivoci, thriller, colpi di scena, bugie, tragedia “greca”. C’è di tutto nel rush finale di questa sbilenca riforma del mercato del lavoro, anche un minimo ripensamento da parte di Raffaele Bonanni. Oggi il testo verrà approvato dal Consiglio dei ministri. che esaminerà un “atto di indirizzo” al quale seguirà, solo in un secondo momento, il testo normativo, molto probabilmente un ddl delega. L'impianto delle cosiddette modifiche all'Art.18, però, anche se con una procedura più tattica, non cambia, non sarà prevista la possibilità di reintegro nel caso di licenziamento illegittimo per cause economiche come nel “modello tedesco”. La Cgil l’ha chiesto fino all’ultimo momento ieri sera, ma non c’è stato niente da fare. La norma sarà riscritta ma solo per evitare abusi. E’ lo stesso impianto utilizzato per la “riforma” degli ammortizzatori sociali. La Cisl spera fino all’ultimo. Il Pd stavolta sembra davvero nei guai. Sergio Cofferati proprio stamattina dalle colonne di “Repubblica” è tornato a chiedere una “lotta dura e cambiamenti profondi”. “Se non avverranno il Pd deve votare contro il testo annunciato. Così com'è non può essere votato dai democratici”, aggiunge. “Aggiustamenti piccoli potrebbero non bastare”, spiega l'europarlamentare Pd sostenendo che “la discussione sul mercato del lavoro è fuorviante”, “il tema principale è la crescita” perchè “Monti impegna le sue energie a discutere la riorganizzazione di una cosa che non c'è. Questa cosa che manca è il lavoro”.

Sul resto, la riforma prevede una limatura sulle tipologie contrattuali a maggior rischio di precarietà, con paletti anti-abusi, ma anche un ridimensionamento degli ammortizzatori sociali, con l'arrivo di una nuova assicurazione sociale per l'impiego, una sorta di assegno di disoccupazione decrescente per sostenere il lavoratore in cerca di un nuovo lavoro.

Ecco la proposta del Governo punto per punto: Articolo 18: L'impianto delle modifiche non cambia. Il Pd e i sindacati premono perché si mutui la norma dal modello tedesco che dà al giudice anche la possibilità di reintegro per il licenziamento illegittimo per motivi economici. Ma al momento il governo non raccoglie l'indicazione. La norma, però, verrà riscritta per evitare che vi possano essere abusi e discriminazioni. La revisione dell'art.18 prevederà comunque tre tipologie: la prima è quella dei licenziamenti discriminatori, che sono dichiarati nulli; la seconda è quella legata al cosiddetto licenziamento per ragione disciplinare (giusta causa o giustificato motivo soggettivo) per il quale sarà il magistrato a decidere tra il reintegro e l'indennizzo economico (15-27 mensilità); la terza riguarda il licenziamento per ragioni economiche (giustificato motivo oggettivo) per il quale, se giudicato illegittimo dal giudice, è previsto solo l'indennizzo fino a 27 mensilità. Le nuove norme sui licenziamenti illegittimi non varranno, almeno per il momento, per i lavoratori pubblici.

Precarietà: il contratto a tempo indeterminato è stato definito dal Governo “dominante” con il rafforzamento dell'apprendistato per l'ingresso nel mercato del lavoro. Saranno leggermente penalizzati i contratti a termine (ad esclusione di quelli stagionali o sostitutivi) con un contributo aggiuntivo dell'1,4% da versare per il finanziamento del nuovo sussidio di disoccupazione (oltre all'1,3% attuale). Per i contratti a termine non saranno possibili proroghe oltre i 36 mesi. Il contratto di associazione in partecipazione sarà limitato solo per le aziende in ambito familiare. Contrasto anche alle partite Iva sospette ma con molte deroghe (per celare lavoro dipendente) e professionalizzazione dei co.co.pro che non potranno essere utilizzati per lavori ripetitivi. Iavoro a chiamata, poi, diventa un surrogato del contratto subordinato. Per quanto riguarda il capitolo “stage” dopo la laurea o dopo un master - ha spiegato Fornero - si va in azienda ma non con uno stage gratuito, magari sarà una collaborazione, magari un lavoro a tempo determinato ma è un lavoro e l'azienda lo deve pagare. Nella riforma del mercato del lavoro c'è la norma contro le dimissioni in bianco, strumento spesso utilizzato a discapito delle lavoratrici.

Il nuovo sistema degli ammortizzatori sociali andrà a regime nel 2017. Prevede da subito l'arrivo del nuovo sussidio di disoccupazione (l'Aspi) che scatterà dal prossimo anno. Scompare invece l'indennità di mobilità (che vale oggi per i licenziamenti collettivi e può durare fino a 48 mesi per gli over 50 del Sud) che sarà eliminata definitivamente nel 2017. Gli strumenti della cassa integrazione saranno modulati a seconda delle diverse situazioni. Rimane la cassa integrazione ordinaria se c'è una riduzione temporanea del lavoro. Scatterà invece la cassa integrazione straordinaria se c'è crisi e serve una ristrutturazione dell'impresa per riportarla alla produttività. In quest'ultimo caso viene quindi esclusa la causale di chiusura dell'attività (resta possibile solo quando è previsto il rientro in azienda). Se invece non c'è questa possibilità scatta l'Aspi. L'Assicurazione Sociale per l'Impiego sostituirà l'attuale indennità di disoccupazione. Durerà 12 mesi (18 per gli over 55) e dovrebbe valere il 75% della retribuzione lorda fino a 1.150 euro, e il 25% per la quota superiore a questa cifra, con un tetto di 1.119 euro lordi per il sussidio. Si riduce dopo i primi sei mesi. Sarà quindi più alta dell'indennità attuale che al suo massimo raggiunge il 60% della retribuzione lorda (e dura 8 mesi, 12 per gli over 50). Sarà finanziata anche dai fondi della Cig in deroga. La mini-Aspi è una sorta di assegno di disoccupazione a requisiti ridotti che andrà ai lavoratori precari che hanno lavorato un minimo di 13 settimane di lavoro in un anno. – Il fondo solidarietà sarà pagato dalle aziende e dovrebbe fornire un sussidio al lavoratori anziani che dovessero perdere il lavoro a pochi anni dalla pensione. Sarà su base assicurativa però. È stato chiesto dai sindacati per fronteggiare l'eliminazione della mobilità.

Per la Cgil, nessuna “differenza significativa” è ricavabile dall’ultima versione del testo, sia sulle forme di ingresso che per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, mentre sull'articolo 18, circa le parole di Monti, la Cgil ribadisce che “l'unico modo per evitare abusi sui licenziamenti è il reintegro nei posti di lavoro, altrimenti confermiamo il fatto che siamo in presenza di un provvedimento teso a rendere i licenziamenti più facili”. Vengono tuttavia ravvisati alcuni elementi positivi tesi a limitare la precarietà, mentre sull'assetto degli ammortizzatori “andrà valutato con attenzione l'effettiva universalità e inclusione”. La segreteria nazionale chiarisce inoltre, in merito all'appello alle parti della Fornero “affinchè ci sia una buona comunicazione non centrata solo sull'articolo 18”, la Cgil osserva: “Vorremmo ricordare alla ministro Fornero che è il Governo che, chiedendo un pronunciamento alle parti solo sull'articolo 18, ha deciso di rendere quest'ultimo il tema centrale di tutto il confronto”. Infine, “abbiamo appreso che la ministro Fornero nel corso della conferenza stampa ha dichiarato il totale consenso della Cgil. Vorremmo sottolineare che abbiamo consegnato, a lei e al presidente Monti, il documento approvato dal Comitato Direttivo, confermando il giudizio e le iniziative contenute in quel testo”.

Fonte: controlacrisi.org

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