di Elio Clero Bertoldi

PERUGIA - Questa tela si intitola "Frine davanti all'areopago" ed è opera - del 1861 - di Jean Leon Gérome (1824-1904), francese, esponente del neoclassicismo. 
Ricorda la vicenda di Frine, bellissima etera in Atene, anche se originaria di Tespie, in Beozia, accusata di empietà (imputazione che comportava la pena di morte) e difesa dal retore Iperide, intorno al 347 a.C. 
Il difensore rendendosi conto di non riuscire a convincere i giudici con le sue parole, con un gesto teatrale, scoprì il seno dell'imputata (che secondo alcune fonti sarebbe stata anche sua amante, oltre che di Prassitele, il famoso scultore, e di altri personaggi importanti di Atene). I giudici, folgorati dalla bellezza della cortigiana, votarono per l'assoluzione. 
Bellezza e bontà nella cultura greca andavano a braccetto. 
In questa opera Gérome, che evidentemente ha attinto a fonti minoritarie, la fa denudare del tutto, forse per rafforzare la fama della bellezza "divina" di Frine, una cui statua, successivamente al processo, era stata installata, addirittura, nel tempio di Delfi.

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